Regia di Michael Mann vedi scheda film
Trasfusione d'identità nel freddo cocktail di luci della metropoli. Le striature del neon sull'asfalto sono le scie di una fuga verso il nulla, verso la morte, verso un "al di fuori" difficile da definire. Il taxi dirottato percorre un'orbita virtuale, segnata dagli influssi planetari e dalle congiunzioni astrali. I bagliori dei fari e dei lampioni sono le scintille di uno shock elettrico che folgora i cervelli, prima che i corpi, come i proiettili di Vincent, che trapassano la fronte, e poi il torace. Vincent attraversa il turbinio della città come un filo di corrente, fendendo il buio dell'anonimato e il grigio intrico della normalità. Lui c'è, però è invisibile; sta nel mezzo, eppure è al di sopra. Il suo modo di esistere consiste nell'essere qualcuno rinunciando alla propria umanità, espellendo la memoria ed il rimorso, la compassione e la paura. "Collateral" è come uno splatter della mente, una jammin' session delle coscienze, che spreme fuori il pensiero dalla testa, annullando il percorso tra l'idea e l'azione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta