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Collateral

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Collateral

di dansk_noir
9 stelle

Max,tassista losangelino,è costretto a condurre Vincent,grigio sicario,in cinque luoghi dove saranno eliminate altrettante persone.

Ovviamente lui non sospetta nulla e inizialmente accetta la corsa puramente per soldi,visto che da un po' di tempo ha in mente di avviare un'attività tutta sua. Egli vive nell'irresolutezza e ingabbiato in una routine dalla quale di solito evade guardando la foto di un'isola incontaminata posta nell'aletta parasole della sua vettura.

Di Vincent sappiamo ben poco: veniamo a sapere più avanti che chi lo ha ingaggiato non lo ha neanche mai visto in faccia.

Durante i primi spostamenti i due hanno modo di confrontarsi e di discutere i loro punti di vista; il coscienzioso Max cerca di far desistere Vincent insistendo su quanto siano crudeli e sbagliate le sue azioni mentre quest'ultimo lo spiazza con le sue frasi nulliste.

Il primo filo tematico che emerge è l'incontro fortuito e necessario con l'altro,un tipo malvagio,capace di smascherarti e di farti piegare al suo volere. Non a caso ad un certo punto il tassista accetta di spacciarsi per il killer e di interfacciarsi col mandante degli omicidi.

È qui che entra in gioco la persuasione,la stessa che usa il Potere e quella che fa sembrare tutti i personaggi di Collateral affetti come da uno stato permanente di depersonalizzazione. 

È chiaro quindi che il modus operandi dei due protagonisti suggerisce che l'unica cosa da fare per sopravvivere in una società sporca è quello di portare a termine il proprio lavoro in modo freddo e veloce.

Man a mano la notte scorre e con essa evolve il personaggio del conducente che ad un certo punto deciderà di prendere in mano la situazione e di salvare almeno l'ultima vittima sulla lista. Qui non si può non citare la scena del coyote, secondo me emblematica, sulle note di Shadow on the sun, che si aggancia agli interrogativi filosofici fino ad allora rilanciati e accenna l'epilogo. Rappresenta anche un motivo di riflessione; Cosa ha visto Max nell'animale? Sé stesso? La sua coscienza? La vera natura di chi lo circonda? 

 

Michael Mann,con la sua immancabile cifra stilistica,fa un quadro dell'esistenza dell'uomo contemporaneo: assoggettato allo slogan del "vivi per lavorare",costretto a scegliere tra due mali il meno peggio,incatenato ad una realtà che respinge ma nella quale allo stesso tempo cerca di emergere e,per farlo,è pronto a danneggiare sé stesso e gli altri.

La sua è una visione piuttosto cinica e pertanto confida nell'individuo (non ancora compromesso) e nel suo potere di contrastare la follia collettiva.

Il risultato,anche grazie al largo uso del digitale e alle brillanti prove attoriali,è un film che offre molto più di quello che ci si aspetta e coinvolge fino all'ultima desolante scena.

 

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