Regia di Michael Mann vedi scheda film
Michael Mann è un poeta del Noir metropolitano che aggiorna la lezione dei classici alla Los Angeles degli anni '90/2000, ha girato un "quasi capolavoro" con Heat-La sfida, film seminale e a suo modo irripetibile per quanto non privo di diverse pecche, ed era tornato a livelli di grande cinema con "The Insider" con l'inedita accoppiata Pacino/Crowe. Quando gira "Collateral", che uscirà nelle sale nel 2004 dopo un passaggio alla Mostra di Venezia, Mann cerca soprattutto un successo commerciale che puntualmente arriverà, grazie soprattutto al richiamo dei divi coinvolti. "Collateral" più che Neonoir si potrebbe definire un thriller action che non trascura la dimensione psicologica dei personaggi coinvolti, un viaggio notturno in una Los Angeles priva di glamour dove assistiamo a un perverso gioco di potere fra un killer prezzolato che deve compiere una missione omicida e un taxista che diviene in qualche modo la sua vittima e perfino il suo alter ego a un certo punto, e che non si capisce bene perché aspetti praticamente quasi tutta la durata del film per compiere un gesto ribelle nei confronti del folle che gli punta il grilletto contro, ma non disdegna di scambiare con lui lunghi dialoghi in cui esprime una filosofia nichilistico-darwiniana. A mio parere Mann ha gestito il film con un talento quasi sempre ineccepibile, con numerosi pezzi di bravura come la sparatoria in discoteca che si avvale del magistrale lavoro luministico di Dion Beebe e Paul Cameron, che utilizzano una telecamera digitale per cogliere i palpiti più segreti di un ambiente notturno dove domina l'indifferenza e la solitudine, e forse solo nel finale ripiega su soluzioni più scontate, da blockbuster action, dove il bene e il male non possono più confondersi e il pubblico deve ottenere quello scioglimento in fondo prevedibile che aspetta con ansia fin dall'inizio. Da mettere all'attivo la direzione degli attori, con un Tom Cruise gelido killer che risulta assai convincente in una spettacolare mossa di controcasting, davvero ispirato in una delle sue migliori performances, mentre Jamie Foxx pur non arrivando al suo livello riesce a caratterizzare abbastanza bene il tassista nella sua ordinaria mediocrità e poi nella voglia di riscatto che lo porta a gesti clamorosi. Una delle ultime opere davvero significative del regista, un thriller che può insegnare molto a tanti registi contemporanei che non hanno una visione personale del cinema, un film che merita di essere conosciuto anche dal pubblico più giovane, spesso alla ricerca di emozioni epidermiche.
voto 8/10
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