Regia di Alejandro Amenábar vedi scheda film
"Mare dentro" non è un film che parla dell'eutanasia ma che racconta la storia di Ramón Sampedro. Della sua vita prima e dopo l'incidente, dei suoi ricordi e delle sue idee, delle sue poesie e dei suoi amori, della sua ironia e del suo dolore. Sì, è vero che l'eutanasia viene vista in tutte le sue sfaccettature e trattata in tutte le sue salse, facendo capire le ragioni della parte laica e di quella cristiana, ma considerarla un'opera monotematica sarebbe riduttivo per il film stesso, per il visionario regista Alejandro Amenábar (“The Others” e “Apri gli occhi”) e per gli stupendi interpreti (su tutti Javier Bardem). La trasposizione dell'intera storia, tutt'altro che monotona e pesante, è emozionante e coinvolgente come pochi film che ho visto in vita mia. La mano del regista (di un signor regista) così come l’espressività di un attore (di un signor attore) ci sono e si vedono in tanti momenti. E ricordo tanti momenti di "Mare dentro" in cui mi son ritrovato con gli occhi lucidi, ma non tanto per la situazione in sé, quanto per lo stato d'animo che mi lasciava il racconto e la trasposizione di quella situazione. Ad esempio nel modo in cui viene ricordato l'incidente, scorrendo le fotografie di una vita felice una sull'altra con la musica sempre in crescendo; nel modo in cui si vive (e si condivide) il dolore, sorridendo sempre o quasi (con qualche momento di rabbia e con silenzi rari ma intensi) ed ironizzando anche su sé stessi e su una malattia terribile; ma soprattutto nel modo in cui Ramón riesce ad alzarsi da quel letto, volando così in alto che mi sono ritrovato con lui... Voto 9.5.
Composta e curata dal regista (come sempre), è coinvolgente e splendida come il film.
Merita tutti i riconoscimenti del caso: talmente splendida la sua interpretazione che, più di una volta, mi son ritrovato affianco a lui...
Si conferma uno dei registi più interessanti dei nostri tempi (ce ne sono pochi, purtroppo!). La storia, visto il tema principale di cui tratta, doveva essere trasposta in un certo modo: senza farsi prendere la mano, perché altrimenti avrebbe generato emozioni facili (come facilmente accade quando ci son di mezzo malattie, malati, morte e dolore) e false (come sempre accade ai registi mediocri), mentre, qui, il coinvolgimento è vero e sentito. Un regista da seguire sempre, ormai.
Errore:
chiudi
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta