Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Una falla del sistema. Così viene definito il protagonista e tutta la storia procede al limite dell'assurdo, mantenendosi su quella sottile linea che divide la realtà quotidiana dalla spudorata fantasia; poco verosimile, ma molto reale, è anche il racconto di un uomo che viene discriminato per la sua diversità. E questo spaccato sulla caleidoscopica America multirazziale ed autoproclamatasi terra delle opportunità è decisamente controproducente ed impopolare per un regista non solo americano, ma pure fra i più famosi ed osannati di quel paese. In questo si può apprezzare un briciolo di coraggio, anche se i poliziotti Usa sono pure troppo disponibili ed ingenui e lo straniero arriva a New York fondamentalmente perchè ne è innamorato perso: delle marche famose, delle immense possibilità, del lifestyle (i russi che invidiano agli americani consumismo, libertà, costume: siamo ancora fermi agli anni '80, purtroppo). La storia romantica in mezzo ci doveva stare: siamo a Hollywood (la gran confezione in qualche modo si dovrà pur pagare!); la durata è invece imperdonabile.
Un uomo proveniente da una minuscola nazione russa sbarca all'aeroporto di New York. Viene fermato dalla polizia: nel suo paese c'è stato un colpo di Stato e ora i suoi documenti non valgono nulla. Non può essere rispedito a casa, nè ammesso negli Usa: viene pregato di rimanere all'interno del terminal fino a novità. Che tardano ad arrivare, e intanto lui fa shopping, fa amicizia con la gente che lavora nel posto e si innamora anche di uina hostess. Poi la pace nel suo paese ritorna e l'uomo è lasciato libero.
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