Regia di Stacy Peralta vedi scheda film
Nella stagione dei documentari al cinema (perché l’annata ancora corrente, che lo vogliamo o no, sarà ricordata soprattutto, se non soltanto, per la profusione di documentari in sala, sbattutici anche senza un criterio che sia uno), esce questa bella cavalcata storica (di quasi tre anni fa: qual è il criterio, appunto?) su una faccia dell’America forse poco nota ai più ma non meno interessante e importante. Quella degli skater e dei surfisti, che attraverso i decenni, partendo dai ’70, si è dimostrata specchio del macroinsieme in cui era ed è contenuta, la società. Dunque, specchio del vivere, delle ansie, delle illusioni e delle disillusioni, delle speranze e di uno spirito anarchico mai domo. Dal di dentro, Dogtown and Z-Boys è l’istantanea di un’epoca la cui vivacità instancabile si è sciolta nel tempo alla luce del sole, un Mercoledì da leoni il cui scope è forse meno grosso, ma di certo non meno preciso. Gli stessi protagonisti, sia sulle piste per le quattro rotelle, sia sulle masse acquose dell’oceano, (si) fanno vedere, (si) raccontano: e la regia di Stacy Peralta li guarda e li ascolta con evidente partecipazione. Si tratta di extraterrestri favolosi, coi quali avremmo voluto trascorrere le giornate e le culture.
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