Regia di Raoul Walsh vedi scheda film
Femmina ribelle ma non troppo
Film di Raoul Walsh tratto da un romanzo di di William Bradford Huie, è la storia, che oscilla tra noir iniziale, commedia e melodramma, ambientata durante la seconda guerra mondiale, della cantante ed accompagnatrice Mamie Stover (Jane Russell in un ruolo inizialmente pensato per Marilyn Monroe): lei, donna emancipata e pragmatica, cacciata da San Francisco, intende a tutti i costi raggiungere l’agiatezza economica e si imbarca su una nave per Honolulu, dove conosce lo scrittore Jim Blair (Richard Egan) con cui ha un flirt e a cui confida le proprie ambizioni. Lo scrittore cerca di convincerla ad avere obiettivi meno prosaici, in nome dell’ordinarietà di una vita normale, ma, finito il viaggio, lui viene accolto dalla sua Annalee (Joan Leslie) mentre lei trova lavoro in un club, un localaccio dei bassifondi, sorta di casa di tolleranza con varie giovani meretrici, diretta da Harry Adkins (Michael Pate), di cui è proprietaria la arcigna Bertha Parchman (Agnes Moorehead). Mamie col tempo guadagna tanto da poter restituire finalmente a Jim i soldi che le aveva prestato prima che i due si perdessero di vista, e lo invita al club.
Quando i due si reincontrano è amore: Jim però si arruola per Pearl Harbor, ma convince Mamie a promettere di sposarlo quando sarà finita la guerra e a lasciare il club. La terribile Bertha licenzia però Harry e, temendo la perdita della più grande attrazione del club, promette a Mamie di farla diventare una stella, offrendole la metà dei profitti. La donna accetta, ma lo scrittore viene a saperlo. Quando, in convalescenza per l’esplosione di una bomba, Jim torna da Mamie, comprende che le loro vite sono troppo diverse…
Film minore di Walsh, che pare quasi imbavagliato, superficiale nella caratterizzazione psicologica dei personaggi e per certi versi scontato, girato essenzialmente per le spiagge di Honolulu. Il muscoloso Egan, pur se bravo, sembra scarsamente adatto ad interpretare la parte del giovane scrittore afflitto dalle pene d’amore per la peccaminosa entraineuse, mentre la Russell sfoggia di frequente la sua scultorea e squadrata bellezza in varie forme estetiche più che interpretare con adeguata efficacia il ruolo della donna “moderna” dotata di un pragmatismo capace di scavalcare ogni remora morale, pur di inseguire le proprie ambizioni: la coppia, anche se costutuita da due attori famosi, non funziona e non è dunque sufficiente a risollevare le sorti di un film che vive la classica dicotomia tra il contenuto della fonte (il romanzo) ed il prodotto finale, sceneggiato e tarpato dalle forbici della (auto)censura. Nonostante tutto ciò, si insinua subdolamente quasi una celebrazione paternalistica dell’antico glorioso mestiere di intrattenimento e consolazione dei giovani marinai (ragazzi a cui è concesso benevolmente il più antico degli svaghi in virtù del proprio eroico “sacrificio” in terra straniera); tutto oltretutto avviene all’interno di un “pollaio” dal quale, come ha osservato qualche critico, Almodovar sarebbe stato in grado di tirar fuori uno dei suoi immaginifici capolavori cinematografici, restituendo a quelle donne la dignità e l'originalità caratteriale che avrebbero meritato. E pensare che l’intento del romanzo era narrare quanto l'ordine sociale ed i costumi delle Hawaii fossero stati compromessi dalla presenza delle Forze Armate durante la seconda guerra mondiale.
Un po’ indigeribile il moraleggiante finale. dal quale si conclude che l’indipendenza femminile possa essere raggiunta solo a fronte della solitudine e della conseguente rinuncia agli affetti.
Molto bella la resa del Technicolor.
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