Regia di Pitof (Jean-Christophe Comar ) vedi scheda film
Qualche capriola da circo e alcuni “demo” di effetti speciali non fanno un film e solo un mediocre regista dallo pseudonimo che sembra sgradevolmente onomatopeico (Pitof) può pensare, insieme ai chierichetti svogliati del postmodernismo, che il cinema non abbia bisogno di strutture narrative articolate, di personaggi con qualche coerenza, di invenzioni di messa in scena e di inquadrature. La confusione visiva e la velocità non modulano il ritmo, scatenano sbadigli. La trama e la sceneggiatura (nonostante i tormenti e la lunghissima gestazione) sono da denuncia penale e hanno episodi da umorismo involontario. Patience (una Halle Berry sempre fascinosa: sarà ancora brava?) lavora come grafica per una corporation di cosmetici che sta per lanciare un nuovo miracoloso prodotto antietà (la crema provoca, in realtà, lesioni cutanee terribili). La protagonista verrà eliminata per ordine della perfida coppia (un Wilson caricatura del cattivissimo e una smagliante Stone più bella che mai). Un gatto dai poteri magici farà resuscitare l’eroina donandole antichi poteri, oltre ad un’agilità, un fiuto e una sensualità da gatta che ancheggia e graffia sui cornicioni e sui tetti tiepidi della città e addenta i pesci al ristorante con una voracità da micio affamato. Catwoman verrà ricordato per la tutina fetish e la frusta sadomaso della Berry, per gli scontri e le “mazzate” tra la Stone e la donna–gatto. Verrà dimenticato come mediocre tentativo di disegnare un’icona pop-felino-femminista.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta