Regia di Cheryl Dunye vedi scheda film
La Miramax si affida a Eddie Griffin (che, oltre a recitare, ha partecipato alla stesura del copione), a Anthony Anderson e al “sopranos” Michael Imperioli per strutturare una commediola simpatica che fa il verso a Tre uomini e una culla di Coline Serreau, già rifatto a Hollywood con Tom Selleck. Insomma: le idee latitano e nell’anno del film che svelerà i retroscena del creatore di Peter Pan (Finding Neverland), la sindrome consequenziale è di stanza nella villetta del vecchio zio brontolone che accetta come ospiti il nipote e i suoi due amici del cuore. I tre, che abbiamo conosciuto nel divertente incipit a cartoni animati, non hanno una gran voglia di crescere, ma in men che non si dica lasciano incinte le loro rispettive compagne. Cambio di rotta: nati i pargoletti, i sogni vanno accantonati, gli impegni mondani ridotti e il tempo per lo scazzeggio inesorabilmente ridimensionato. La pellicola si lascia guardare, con un paio di sequenze che strappano persino alcune risate (la parodia di Rocky, il severo suocero cinese di uno dei nostri che si svela ex teppistello). Anche se il finale è di quelli da sconforto generalizzato, visto che negli Stati Uniti se non riesci a diventare (un) qualcuno, non sei nessuno. Morale difficile da digerire, sempre e comunque. Soprattutto dai futuri adulti, qui attoniti bambini.
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