Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Caligola toglie Naor dalla schiavitù per farlo diventare gladiatore. L'energumeno però, pur vincendo ogni combattimento, si rifiuta di uccidere gli avversari. Caligola ha ben altro da preoccuparsi, in ogni caso, perchè Messalina e Claudio stanno tramando alle sue spalle.
Solo nel 1964 il giovane (classe 1931) Umberto Lenzi girava ben quattro pellicole; tre erano cappa & spada esotici simil-Sandokan, il quarto è questo peplum ormai fuori tempo massimo. L'ultimo gladiatore ricicla per l'ennesima volta i luoghi comuni - a dire il vero piuttosto poveri nei mezzi e ancor più ridotti in quanto a fantasia - del genere storico/mitologico che aveva tenuto banco sui grandi schermi del Belpaese negli anni precedenti: un eroe nerboruto, un complotto nei palazzi del potere, una donna bella e malvagia, le solite prove di destrezza, coraggio, forza e astuzia per far uscire il muscoloso protagonista a testa alta dalla vicenda. La sceneggiatura è opera di Gian Paolo Callegari e Albert Valentin, nel segno di una coproduzione fra Italia e Francia; il cast sfoggia nomi del calibro di Richard Harrison, Marilù Tolo, Philippe Hersent e Lisa Gastoni: certo non l'eccellenza di quel periodo, ma senza dubbio all'altezza della situazione. In una comparsata un po' particolare c'è anche Jimmy il fenomeno, la cui presenza, come è noto, veniva spesso inserita all'ultimo momento nei film già in lavorazione come portafortuna; la particolarità in questo caso consiste nel doppiaggio che gli conferisce una parlata comprensibile, nell'assenza della sua classica risata sguaiata (si tratta comunque di un paio di battute, pochissimi secondi in tutto) e nella parrucca di lunghi capelli biondi lisci che il suo ruolo di soldato britanno gli fa indossare. Di opere avventurose e storiche Lenzi ne aveva già dirette e ne dirigerà ancora, ma questo rimane l'unico vero e proprio peplum della sua lunga e sterminata filmografia. 2,5/10.
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