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Felicità proibita

Regia di Maurice Elvey vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Felicità proibita

di Baliverna
6 stelle

Meglio dire la verità fin da subito, anche se fa male.

*** ANTICIPAZIONE DEL FINALE *** La realizzazione è buona, sullo stampo del buon cinema classico; la regia è invisibile ma scorrevole, e gli attori bravi.
La pellicola è tratta da un romanzo di Stefan Zweig, che purtroppo non ho letto, ma che evidentemente cerca di mettere a fuoco una problematica non banale e di proporre una soluzione. Cioè: è giusto dire bugie accomodanti e fingere amore per far piacere ad una persona, magari per aiutarla? Se questa poi si innamora, che cosa si deve fare?
L'ufficiale protagonista, infatti, si trova coinvolto suo malgrado in una storia d'amore che non aveva cercato. Ha però involontariamente, ma anche incautamente, incoraggiato la ragazza; non si pone cioè il problema che l'assidua frequentazione che le rivolge possa essere male interpretata e scambiata per corteggiamento. Ha iniziato per scusarsi di una gaffe, ha continuato per compassione perché è invalida, ed ecco che lei è innamorata cotta di lui, mentre lui non la ricambia. La freddezza di lui trae almeno in parte origine dalla paura del giudizio della società, ma questo non sembra essere l'unico ostacolo all'innamoramento. Semplicemente non la ama.
Per almeno tre quarti il film sembra un monito a non dire bugie per compassione e a non fingere interessamento per aiutare una persona fragile e depressa, perché prima o poi i nodi vengono al pettine. Mi ha lasciato quindi molto confuso il finale, con una specie di inno al sacrificarsi per compassione, per aiutare una persona che ha bisogno; questo nel senso di sposarla, se ciò la rende felice e più forte. Forse il succo potrebbe essere questo: attenzione a non illudere qualcuno in merito ai propri sentimenti ma, se proprio dovesse accadere, è giusto prendersi le proprie responsabilità ed andare avanti anche a prezzo di sacrificio. Se l'ufficiale alla fine sia innamorato o se abbia solo deciso di sacrificarsi per la ragazza non saprei dirlo. Tuttavia l'assunto del matrimonio per compassione e per aiutare non mi trova d'accordo, perché sarebbe un rapporto basato in fondo sulla finzione. Una legame del genere non può funzionare, e di esempi in merito ne avrei tanti. Per di più, appare fuori luogo l'asserzione finale che vorrebbe fondare questo assunto nella fede cristiana, della quale è però solo una storpiatura. Ma di nuovo, la ragazza, oltre a essersi illusa su di lui, si è illusa sulle prospettive di cura della sua malattia. In generale, crede ciò a cui le piace credere, e ha una certa tendenza a fare la vittima. Sarebbe interessante capire se questa quadro complessivo quasi schizofrenico sia da attribuire al romanzo di Zweig o alla riduzione cinematografica. Io penso il secondo caso.
In generale, è forse un film ben fatto ma irrisolto, e indeciso sul giudizio da dare.

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