Regia di David Twohy vedi scheda film
Dopo il claustrofobico (ma avvincente) Pitch Black, D.Twohy dirige un seuqel (purtroppo) non poco distante dal precedente (viene abbandonata la componente horror, mentre quella sci-fi viene spinta all’ennesima potenza), ma pur sempre ben pregno d’azione pura e retto tutto sulle spalle dell’immenso (in senso letterale) V.Diesel.
Il suo universo, quello di Riddick, a questo giro acquista profondità (un po’ ridicola, un po’ fascinosa); travalica le frontiere conosciute e trova nell’ “OltreVerso” lo scopo della bulimia distruttiva del nuovo cattivo da sconfiggere (il 1° della mini-saga a dire il vero), ma è nella titanica presenza scenica dell’antieroe più amato dai culturisti (no scherzo; dal podio Schwarzy e Stallone, tanto per cominciare, non li smuove nessuno) che il film trova un senso.
Il prologo (e, onestamente, non solo quello), infatti, ha tutta l’aria d’un pastrocchio pacchiano e posticcio (decisamente irritanti, peraltro, gli intermittenti flash psichedelici che accompagnano l’invasione aliena), ma poi, poco alla volta, il film sviluppa quel tanto che basta di coerenza di fondo sì da far emergere il suo unico, dichiarato punto di forza: il muscolare, carismatico (e, quindi, per osmosi, talentuoso) physique du rôle del suo protagonista (senza, peraltro, trascurare di dare spazio ad altre presenze altrettanto a me gradite: K.Urban, T.Newton, J.Dench; mentre la graziosa A.Davalos mi ha lasciato abbastanza indifferente).
Insomma, un film di mero intrattenimento: sfacciatamente spudorato, forse pretenzioso, ma innocuo e tutto da gustare, a condizione che si rinunci al paragone col precedente e lo si guardi in un momento di stand-by cerebrale.
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