Regia di Mario Sequi vedi scheda film
Far west, seconda metà dell'Ottocento. Un allevatore texano si oppone ai nordisti con mezzi brutali, nonostante essi abbiamo vinto la guerra di secessione. Ma anche uno dei figli dell'uomo è contro di lui: la famiglia si spacca.
L'unica cosa vagamente interessante che si possa dire di questo mediocre prodotto è che non si tratta di uno spaghetti western - nonostante la firma in regia di Mario Sequi e la datazione del 1965 - bensì di un western 'originale', all'americana cioè, cosa comunque supportata dall'altra firma in regia, cioè quella di Albert Band (cioè Alfredo Antonini). Gli elementi che farebbero pensare alla deriva nostrana del filone sono anche altri, del resto: dalla location delle riprese, la solita Spagna, alla produzione integralmente italiana, fino alla firma di Ugo Liberatore sul copione, accanto a quella di Band/Antonini, e ai nomi italiani che si succedono nel cast. Ilaria Occhini, Franco Nero, Claudio Gora e Ivan Scratuglia sono i principali; ma fra gli interpreti troviamo anche divi d'oltreoceano di prim'ordine come James Mitchum e Joseph Cotten, nonchè Gordon Scott e Muriel Franklin. La differenza fondamentale fra western e western all'italiana è che il secondo è necessariamente legato a una storia di vendetta o di giustizia personale e, da Django (1966) in poi, morbosamente violento rispetto ai canoni dettati dagli americani; qui non mancano le sparatorie e la violenza, ma siamo lontani dagli standard "all'italiana". Ci sono in ogni caso azione, un briciolo di psicologia nei personaggi e il necessario mestiere. Tratto da un racconto di Will Cook, esperto del genere. 3,5/10.
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