Regia di Chris Kentis vedi scheda film
“Open Water” è un film per il quale io e una mia amica ci litighiamo sempre: a lei fa schifo, io l'adoro.
Una coppia super stressata da una vita intensa di impegni lavorativi, si ritaglia una piccola vacanza in una isola del Pacifico. Partono litigando, arrivano in albergo, passano il pomeriggio a fare i classici turisti tra bancarelle e ristorantini, la notte non fanno l'amore e danno la caccia alle zanzare. Il mattino si svegliano presto per partecipare ad una spedizione subacquea, insieme ad altri 20 turisti, vanno in mare aperto per una immersione spettacolare.
Purtroppo l'organizzazione è poco attenta, e per un disguido i due protagonisti tardano a risalire e vengono lasciati per sbaglio in mare, senza che il resto della compagnia se ne accorga.
Qui nasce la vera idea geniale del film, una coppia che porta se stessa e la sua intera vita in acque profonde, per perdersi e ritrovarsi.
Infatti i primi momenti dell'abbandono sono vissuti come un fastidioso e incomprensibile contrattempo, cercano razionalmente di trovare punti di riferimento, lucidamente cercano di pensare al motivo che li ha fatti sbagliare nel risalire, cercano di riconoscere qualche battello in lontananza, ma si rendono anche conto che la corrente nell'oceano è forte e li trascina alla deriva.
Le ore passano e subentra la rabbia, di ritrovarsi lì, di non sapere come uscirne, di sentirsi impotenti. Litigano, utilizzando le stesse tecniche di rivalsa che di solito funzionano all'interno di un appartamento, ma che nel mezzo al mare risultano inutili, ridicole e senza senso.
Iniziano i primi malori, disturbi dovuti al freddo, al disagio, e soprattutto alla paura che sta cominciando a diventare terrore.
Il mondo marino inizia a farsi presente prepotentemente e ad attaccare questi due intrusi. Meduse, pescecani non tardano a presentarsi.
I due si stringono, si dicono di amarsi, riconoscono ormai di ritrovarsi completamente soli, con il loro amore e le tante promesse che si fanno per farsi coraggio: si immaginano in una vita di ritorno meno stressata, più unita, con una esperienza da raccontare e da portarsi dentro per sempre.
Ma il mare è impietoso, e quando sembra che la coppia abbia ritrovato un minimo di speranza con la scoperta di avere in una tasca qualche caramella, uno squalo attacca l'uomo, mordendogli una gamba e condannarlo ad una morte lenta e dolorosissima.
Inizia a far notte, il film stacca sul villaggio turistico, dove tutti si divertono, mangiando e ballando, e la simpatica pioggerellina sugli ombrelloni della spiaggia, diventa una tempesta sul mare che raccoglie lacrime e urla dei due poveretti....
La mattina seguente, per una pura casualità, un membro dell'equipaggio della spedizione si accorge finalmente della sparizione dei due turisti e da l'allarme, troppo tardi.
L'uomo in mare è morto, la sua compagna lo lascia andare tra le onde, e lo vede sparire risucchiato dalle bocche voraci degli squali, che sono a decine sotto di lei...Si leva tutta l'imbracatura da sub, e anche lei si lascia andare sotto le onde.
I titoli di coda scorrono mentre si vede la cattura di uno squalo di 7 metri, che viene buttato senza pietà su un tavolaccio, squarciato, amputato delle pinne, aperta la pancia gli viene scoperto all'interno dello stomaco una macchina fotografica da sub, che noi sappiamo essere dei due protagonisti. A loro è toccata la sorte che tocca a centinaia di pesci tutti i giorni.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta