Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Il cinema è la settima arte ed in america Billy Wilder ne fu il massimo profeta che contribuì ad innalzarla a grandi vette. Siamo nel 1978, il cinema classico è morto da oltre 10 anni ed i film di Wilder non hanno un riscontro positivo al botteghino dai tempi di Irma la Dolce (1963), si potrebbe dire che quindi questo Fedora, ennessimo insuccesso di fila, è da considerarsi quindi come il definitivo testamento artistico del più grande regista americano della Vecchia Hollywood, nonchè prosecuzione di un discorso cominciato 28 anni addietro con il monumentale Viale del Tramonto (1950).
Girato a fine degli anni 70', quando la New Hollywood sarebbe di a qualche anno collassata su sè stessa, questo Fedora esercita un forte fascino Calipsiano (come la villa in cui dimora Fedora), promettendo l'eterna immortalità come la dea fece con Ulisse sperando invano di trattenerlo con sè, dovuto anche al fatto che l'ambientazione greca esercita il suo notevole fascino con quel suo sole iper-luminoso, le isole affascinanti dove i picchi scoscesi a strapiombo incontrano il mare e l'antica mitologia ritorna in auge non più come elemento che ha contribuito a fare la Grecia la culla della cultura occidentale, ma essa stessa diventa realtà.
Wilder veniva da una serie di insuccessi tanto che qualcuno osa dire che gli anni 70' sono stati il decennio della sua decadenza artistica cercando di sminuirlo al paragone di altri grandi; chi afferma questo evidentemente non ama e non ha capito niente della settima arte e del suo massimo profeta in america, Wilder ad oltre 70 anni di età ha bene in chiaro le proprie tesi e ciò che ha da dire sul cinema, il suo stato e tutta la società che vi gira intorno.
Fedora emana oltre ad un tono funereo come sottolineato da tutti, anche un indubbio fascino mitteleuropeo con l'incontro di figure di varia provenienza da varie nazioni in un unico posto.
Il cinema è in grado di rendere immortarli i suoi interpreti se vi sono registi ed attori in grado di sviluppare qualcosa di artistico che diventa poi eterno, il problema è che molte attrici ed attori rivedendosi eternamente giovai ed immutabili sul grande schermo sviluppano delle fisse mano a mano tanto da voler frenare l'invecchiamento; Fedora è una di queste dive, solo che lei và anche oltre, non solo frena l'invecchiamento, ma tenta in tutti i modi di invertire il processo con esiti sorprendenti quanto originali e spaventosi.
La terza età non è un qualcosa di orribile, poichè si dovrebbe acquisire una saggezza ed un modo di vedere la vita mutuato dalle esperienze vissute, il problema è quando non si accetta il naturale processo delle cose e si vuole sfidare lo scorrere delle cose. Fedora è eterna, Fedora è immutabile, Fedora non invecchia mentre tutto il mondo che la circonda scorre nel flusso del tempo; ella invece è sempre come una volta, un qualcosa di irreale come sottolineato dalla sequenza di indubbio fascino della consegna dell'oscar alla carriera nella sua villa greca da parte di Henry Fonda, Wilder inquadra Fedora con il mare colpito da un sole accecante che dona un effetto flou e totalmente irreale alla messa in scena, il luogo in cui ogni diva sogna di essere eternamente immortale cristallizzandosi in una forma che affascina lo spettatore senza che quest'ultimo neanche si chieda da cosa effettivamente risulti affascinato.
La critica di Wilder è spietata, non solo verso Fedora la cui arte coincide totalmente con la propria vita ormai, ma anche con il pubblico che non accetta le imperfezioni dell'età che avanza ed è pronto a sostituire il vecchio con il nuovo, incurante di cose fondamentali come l'abilità recitativa, l'importante è che non vi sia una ruga sul viso o un capello bianco in testa.
Volete l'inganno? Fedora ci inganna tutti sino alla fine arrivando addirittura a scrivere il finale della propria vita; fare l'attrice non basta più, la donna è andata oltre; è diventata anche sceneggiatrice e sopratutto regista della gestione della propria persona; una diva di altri tempi che non sopporta i tempi odierni, il cui scorrere del tempo le ha privato di molte colleghe da tempo defunte ed il cambiamento del cinema l'ha lasciata totalmente insoddisfatta poichè oramai in mano a registi che cercano la bruttezza nell'immagine ed adoperano tutto il tempo zoom e macchina a mano (povero Robert AltmanXD).
A differenza però di conservatori come Chazelle con La La Land o Tarantino con il suo ultimo sopravvalutato film, non ci pensa minimamente ad esaltare la vecchia hollywood e il modo di fare cinema di una volta; Fedora è il perfetto prodotto vittima di quella grottesca "fabbrica dei sogni", che regala immagini idealizzate ma totalmente false, poichè costruite artificiosamente.
Barry Detweiler (William Holden), ex assistente alla regia ora mediocre produttore indipendente (come Wilder per questo film... molto autobiografica la sua figura), comprende amaramente l'essenza della diva; zucchero e bontà esteriormente per celare al mondo la spietatezza interiore. Il nuovo non può coesistere con il vecchio, poichè chi appartiene a quest'ultimo non capisce i nuovi film e le nuove tecniche registiche e neanche vuole comprenderle, quindi non resta che superarlo in grandiosità e scaltrezza.
Sviluppato classicamente in modo lineare nella prima parte come un mistero da risolvere, Wilder svela il tutto dopo metà film e d'altronde potrà benissimo intuire la soluzione perchè al regista mai come in questo caso non gli interessa il perchè della giovinezza di Fedora, ma lo sbattere in faccia l'analisi sociale corrosiva ed infatti, nella seconda parte Wilder adotta numerosi flashback con una narrazione che si sviluppa sullo stile della Contessa Scalza di Joseph L. Mankiewicz (1954), per esprimere compiutamente le proprie idee, donando al mondo gli ultimi pezzi di un pensiero coerente e cinico sul mondo e la società.
Fedora è il testamento artistico di Billy Wilder, da vedere assolutamente dopo Viale del Tramonto la cui visione prima di questo film è quantomeno consigliata; il film ci consegna un regista che ovviamente non è quello compiuto del ventennio metà anni 40' fino a metà anni 60', ma d'altronde nessuno è perfetto, neanche Wilder, eppure il regista con un film che oramai ha oltre 40 anni s'è dimostrato molto più avanti concettualmente e nella precognizione di certe meccaniche dello star stystem e fatte proprie dalle attrici odierne per essere eternamente giovani, non solo si anticipa la satira folle di Brazil di Terry Gilliam (1986) e le dive fabbricate grazie ad un programma come in Sim0ne di Andrew Niccol (2002), ma i tempi odierni grazie al computer, non sono solo in grado di ritoccare i visi delle star invecchiate donando nuova giovinezza e nuovo inganno agli spettatori, ma addirittura riescono a riportare in vita "coloro" che lo scorrere del tempo ha condannato a morte; come vedete molti registuncoli pensano di essere chissà cosa al giorno d'oggi, ma Billy Wilder era avanti 100 anni come pensiero rispetto tutti costoro, peccato che solamente adesso ce ne stiamo accorgendo, ma d'altronde è il destino dei veri geni essere incompresi dai più che non sono all'altezza dei grandi uomini del loro tempo (e non solo).
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