Regia di Billy Wilder vedi scheda film
“Non si inganna la natura senza pagarne lo scotto”. A quanto sembra, la celebre attrice Fedora (Marthe Keller) è riuscita davvero ad ingannare la natura, fermando il tempo e rimanendo incredibilmente bella nonostante i suoi 67 anni. Dopo il suo ritiro dal mondo del cinema, la diva è andata a vivere a Corfù in Grecia, dove ha diradato anche le sue apparizioni in pubblico. Il vecchio produttore cinematografico Barry Detweiller (William Holden), che anni fa, quando era un giovane assistente di scena, aveva avuto un’avventura di una notte con l’attrice, si reca a Corfù nella speranza di convincere Fedora ad interpretare un nuovo film scritto apposta per lei. Quando arriva lì, scopre che l’attrice vive segregata in una villa-prigione, ospite di una vecchia contessa (Hildegard Knef) che la sorveglia e le proibisce di parlare con chiunque. La verità sulla sorte di Fedora è molto più crudele e amara di quanto sembri.
Fedora può essere considerato molto probabilmente come il testamento artistico di Billy Wilder, che torna alle atmosfere cupe ed alle dinamiche spietate della Hollywood che aveva già raccontato in Viale del tramonto. Le analogie con il suo capolavoro del 1950 sono molte: l’ambiente del cinema, una diva al tramonto come protagonista, William Holden come attore principale, inoltre anche qui si comincia con una morte (il suicidio di Fedora) ed una voce fuori campo a narrarci la storia. Wilder, con la complicità del fedele compare I. A. L. Diamond, analizza spietatamente un mondo che non conosce seconde possibilità, che fagocita e mette da parte chi non è al passo con i tempi o chi non è più bella come prima. Avvolge la vicenda di un alone misterioso fino a metà film, quando con un colpo di scena svela quella che diventa una storia malsana e di amore malato, di fragilità emotive sfruttate per riassaporare il profumo del divismo e della celebrità. Tra piccoli sberleffi e cenni di macabro umorismo, tra citazioni cinematografiche e continui flashback, Fedora è un’opera imperfetta ma dotata di un fascino innegabile, avvolta da un’area malinconica e funerea. La produzione del film fu abbastanza travagliata e problematica, e costrinse Wilder a cercare fondi in Germania per girarlo: la produzione tedesca impose inoltre le due interpreti principali, le attrici Marthe Keller e Hildegard Knef, comunque bravissime. Il risultato fu un fiasco annunciato, e tenne Wilder lontano dalla cinepresa per altri tre anni, prima di concludere la carriera con il trascurabile Buddy Buddy. Ma nonostante tutto, Fedora rappresenta l’ultimo colpo di coda di un autore che non arretra di fronte alla cattiveria dell’ambiente che lui stesso ha frequentato per anni. Wilder, al termine di una carriera straordinaria, guarda al mondo con un occhio malinconico e crudele, quello di chi ha ormai ben poche speranze nell'individuo e nella nostra società, e ci consegna una storia che ci rimane dentro i cuori per molto tempo ancora dopo la sua visione.
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