Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Orgasmo nero

di undying

6 stelle

Erotico esotico che fa seguito ad una serie di pellicole girate dallo stesso cast tecnico artistico e che, assieme a Sesso nero e Papaya dei caraibi, costituisce uno dei migliori esemplari del lotto.

L'antropologo Paul (Richard Harrison), assieme alla moglie Helen (Susan Scott), si trova a studiare le tradizioni di una singolare tribù su un'isola tropicale.

Qui la coppia fa conoscenza di Haini (Lucia Ramirez) - bellezza locale molto disinvolta - per la quale Helen prova una attrazione particolare decidendo persino di strapparla alle sue origini per portarla con sé negli Stati Uniti. La ragazza, dopo avere subito un violento rito locale che la congeda dalla famiglia, abbandona l'isola partendo con Helen che ne è sempre più morbosamente attratta.

Non tragga in inganno un titolo che rimanda alla "luce rossa", genere marginalmente sfiorato da alcune versioni della pellicola (quelle con inserto extra che vede in azione Mark Shanon, peraltro limitato ad una manciata di minuti).
Orgasmo Nero è - a riprova che in Massaccessi il macabro, l'horror e la malinconia erano tematiche parecchio sentite - una pellicola decadente e triste, nella quale il sesso sembra essere condannato (almeno nelle sue forme iconoclaste ed omo-espressive) sia dalle circostanze, sia da un destino in odor di maledizione, (dis)velato sin dai primi fotogrammi, che si aprono con un rito in stile Voodoo che investe il protagonista principale della pellicola, lambendo - di conseguenza - la consorte (una qua nudissima Nieves Navarro), indotta a pratiche lesbo dalla bellissima Haini (interpretata dalla locale Lucia Ramirez).

Quanto sia casuale e quanto sia calibrato coscientemente in sceneggiatura non è dato sapere. Fatto sta che le condizioni climatiche variabili (dopo un incipit soleggiato e vivacizzato da uno splendido mare azzurro si passa - gradualmente - ad un secondo tempo con cielo plumbeo e cinereo, quasi profetico), la convincente interpretazione di Richard Harrison (peraltro un eccellente attore) e la sconsolata prestazione della Navarro, in aggiunta allo score melodrammatico composto da Cipriani, lo rendono doloroso e affliggente: quasi quanto un coltello nel petto che -come nella chiosa- priva del cuore il corpo dello sventurato protagonista.
Cuore che è simbolo dei sentimenti, forse assenti dalle misere vite della coppia al centro della macabra (più che erotica) storia.

In conclusione si tratta di un "caraibico" massaccessiano, ben girato e pregno di atmosfere decadenti (la mancata paternità ed il cielo plumbeo che preannuncia un tragico finale) che fa seguito all'altrettanto pessimista (e più esplicito) Sesso nero.

Come sempre di qualità il romantico score musicale a firma di Stelvio Cipriani, che si manifesta in tutto il suo splendore nella sequenza che vede Lucia Ramirez e Susan Scott, avvinghiate l'una all'altra, sulla spiaggia e avvolte dal celeste del mare e l'azzurro di un cielo che è unico (e fortunato) testimone di un amplesso scatenato.