Regia di Franco Citti, Sergio Citti vedi scheda film
E' ingenua quanto accattivante questa favola pauperista dei fratelli Citti, sospesa com'è tra realismo ed onirico vagheggiamento, tra popolaresco narrare e poetico tacere. La figura del venditore di sogni a buon mercato è geniale nella sua essenzialità, e pensate a cosa sarebbe stata se ad interpretarla fosse stato, anzichè una star del piccolo schermo, un Sergio Rubini, od un Silvio Orlando. Così come stupisce la scelta di questa zoppicante Melli (che parla 'sardo' come nemmeno un bimbo vicentino di sei anni alla recita scolastica) per il ruolo femminile principale. Scelta che appare ancor più discutibile quando ci si accorge che un'attrice maiuscola come Olimpia Carlisi è relegata in un ruolo di pochi fotogrammi. Ma tant'è. L'insieme regge comunque più che bene, proprio perchè i punti su cui reggersi sono pochissimi, e fragili, come solo la reale ispirazione creativa sa di dover essere. Siamo di certo lontani dalla vèrve di opere come 'Casotto', o 'I Magi randagi', ma il cinema dei Citti resta, ad oggi, la più rilevante eredità pasoliniana messa 'in atto'. Vedete voi se è poco.
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