Regia di Jacques Rivette vedi scheda film
Incredibilmente snobbato da Cannes e da Venezia l’anno scorso, finalmente esce da noi l’ultimo film di Rivette, il più austero e stilizzato tra i maestri della nouvelle vague. Si tratta del terzo capitolo di una tetralogia, sospesa dopo i primi due capitoli negli anni ’70 (Noroit e Duelle) e ripresa grazie al fortunoso ritrovamento del copione poco tempo fa. Lo spunto iniziale è una di quelle raffinate divagazioni sul feuilleton che il regista ama. L’orologiaio Julien cerca di ricattare la bella e ricca Madame X, trafficante di oggetti antichi. Ma qualcosa lega anche Madame X alla bellissima Marie, di cui Julien si era innamorato a prima vista tempo prima. A metà film però, con un colpo di scena, la storia d’amore tra Marie e Julien scantona verso il fantastico e il gotico, diventando uno dei film più appassionati di Rivette, un melodramma che brucia piano, sempre più intenso e musicale. Nume tutelare della vicenda, oltre ai vari Cocteau e Hitchcock possibili, Edgar Allan Poe, cantore di donne ritornanti: da una sua poesia prende il nome il gatto Nevermore che troneggia nel film. Superbo il lavoro sui set (una casa attraversata in lungo e in largo) e sugli attori (la Béart torna a essere corpo da cinema quasi come nella Bella scontrosa).
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