Regia di Jacques Rivette vedi scheda film
Quella di Julien è una vita scandita dal ritmo dell'attesa, in cui l'immobilità e la procrastinazione sono frutto di una scelta consapevole, si direbbe una sfida lanciata al destino, come per costringerlo a prendere lui l'iniziativa. La sua esistenza è ancorata al ciclo del tempo, imponente e pesante come l'ingranaggio di un orologio da torre. A ben vedere, però, più che una traiettoria circolare, la storia, intorno a lui, percorre un'orbita aperta, proiettata verso l'infinito, su cui essa procede con lentezza, tra i punti fermi dei suoi "mai più". L'irruzione di Marie è paragonabile a un sasso catturato dal di lui campo gravitazionale, e smarrito nel silenzioso vuoto che non riesce a riempire, nella misteriosa distanza che non può coprire. Lei e Julien sono come due corpi celesti che si attraggono e respingono l'un l'altro, mentre il filo che li tiene uniti ma distanti si perde lontano nell'universo. Il remoto punto d'incontro è un nodo invisibile, che chiude il cerchio in un'altra dimensione. Così lui, col suo rigido avanzare verso il nulla, può legarsi a lei, che è il suo opposto, e sovverte ogni sua certezza, incarnando la fugacità ed un impossibile ritorno.
Quattro episodi, "Julien", "Julien e Marie", "Marie e Julien", "Marie", sono le fasi di un continuum che è, in realtà, una chiusa concatenazione, un circolo che racchiude l'esistenze dei due amanti ed una terza, che è la chiave del loro arcano ed ambiguo rapporto.
Come nel suo "Céline et Julie vont en bateau", Rivette incorpora nella vicenda le fughe dei personaggi verso la fantasia, che sono parte integrante della creazione del racconto. Tuttavia, questa volta, non è consentita alcuna evasione verso una realtà alternativa, perché tutto resta incapsulato nel corso principale della storia, nel presente attuale, in cui convivono passato e futuro, vita e morte, percezione ed immaginazione.
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