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La casa dei 1000 corpi

Regia di Rob Zombie vedi scheda film

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La recensione su La casa dei 1000 corpi

di GIANNISV66
10 stelle

Uno dei migliori horror degli ultimi vent'anni non arriva dalla mano di un regista “vero” ma da quella di un tizio abituato prima a disegnare fumetti sconci e poi a guidare una band di pazzi su un palco. Il tizio è Rob Zombie, vero nome Robert Bartleh Cummings, fondatore e front-man degli White Zombie e prima ancora, come ci riportano le cronache, oscuro creatore di fumetti porno-horror. Una attitudine ripresa recentemente nel film d'animazione The Haunted World of El Superbeasto, inedito qui in Italia (almeno a quanto risulta al sottoscritto).
Dunque nel 1998 il nostro Rob,un tipo dall'aspetto abbastanza inquietante, decide di chiudere con la band (ma non con l'esperienza musicale) e di provare a imbracciare la macchina da presa.
E il risultato, un paio di anni dopo, è questo splendido La Casa dei 1000 Corpi, che venne infatti ultimato nel 2000, ma dovette attendere ben tre anni prima di riuscire a vedere le sale cinematografiche. Un fatto che testimonia quanto questa pellicola abbia preoccupato i produttori per i suoi contenuti disturbanti.
La Casa dei 1000 Corpi è un sincero omaggio di un grande appassionato di horror movies nei confronti delle più belle pellicole che hanno contribuito a scatenare i suoi incubi.
Quello che da molti e severi critici è stato visto come un difetto di questo lavoro, a mio avviso ne è invece uno dei pregi più evidenti. E' bello per chi coltiva la passione per il cinema di terrore trovare i riferimenti ai maestri del genere, e così scorgiamo nelle inquietanti immagini che scorrono e disturbano i nostri occhi riferimenti a Carpenter, a Craven, a Romero (e pure ai nostri Dario Argento e Lucio Fulci).
Ma il riferimento più evidente e più sentito è sicuramente Tobe Hooper ed il suo Non Aprite Quella Porta (The Texas Chain Saw Massacre), di cui questo film in fondo è un remake.
Un remake però assolutamente particolare, con una storia leggermente diversa, nomi diversi e sviluppi differenti, eppure assolutamente rispettosa dello spirito del capolavoro di Hooper. Non una scopiazzatura dunque, ma un vero e proprio attestato di profonda stima verso una delle pellicole fondamentali per la storia dell'horror.
E nonostante la dichiarata fonte di ispirazione, un film assolutamente originale nelle soluzioni e nelle narrazione, una sorpresa veramente straordinaria per tutti gli amanti dell'horror.
Allucinati e depravati protagonisti della Casa dei 1000 Corpi sono i membri di una delirante famiglia (la famiglia, istituto simbolo della società americana, dissezionata e dissacrata qui proprio come già fece Hooper nel suo film), i Firefly.
Leader dell'inquietante focolare è Otis B. Driftwood (bravissimo Bill Moseley, già fratello di Leatherface nel sequel di Non Aprite Quella Porta del 1986, e anche questo è un bell'indizio) una sintesi di efferatezza e malvagità che ne fanno uno dei più riusciti personaggi della cinematografia horror.
E quando Otis si presenta a una delle sue vittime indossando la faccia scuoiata del padre della stessa, beh a quel punto abbiamo una aperta dichiarazione da parte di Zombie del debito di riconoscenza che ha nei confronti di Tobe Hooper.
Otis, che in una delle scene più agghiaccianti appare con il volto truccato nello stile corpse paint utilizzato soprattutto dalle star del black metal (un richiamo esplicito alle origini musicali del regista), è affiancato da una banda di psicopatici da far sembrare un manicomio un luogo ameno.
La madre Mother Firefly (l'ottima Karen Black, una delle icone del cinema americano anni '70) è una depravata con evidenti turbe sessuali, la figlia Baby Firefly (Sheri Moon Zombie, moglie del regista, una figa da paura, e scusate se abbandono il linguaggio accademico ma non saprei quali altri termini usare) sembra la degna erede di cotanta madre, Tiny è un colosso che nonostante l'aspetto ripugnante alla fine sembra il più “normale della famiglia (interpretato da un vero “gigante, 230 cm di statura, Matthew McGrory celebre per la sua apparizione in Big Fish di Tim Burton), nonno Hugo (Dennis Fimple, scomparso prima dell'uscita del film) sembra un vecchietto innocuo e un pò svanito (ma, appunto, sembra) mentre più defilata è la figura di Rufus (Robert Allen Mukes).
Su tutti però troneggia l'eccezionale interpretazione di Sid Haig nella parte dell'ambiguo Captain Spaulding, personaggio davvero inquietante cui si deve il colpo di scena finale (e non dico altro).
A mio avviso l'attore dopo una lunga carriera di caratterista e di ruoli non di primo piano, regala qui la miglior prova della sua attività professionale e entra nella galleria dei personaggi di culto della cinematografia horror, affiancandosi ai vari Michael Myers, Leatherface e Freddy Krueger.
Ma non mancano comunque le citazioni ed i richiami ad altre figure miliari della storia del cinema, in primis Groucho Marx. Captain Spaulding, Otis B. Driftwood e Rufus T. Firefly sono i nomi di personaggi da lui intepretati in tre dei suoi più celebri film.
E l'uso del rallenty in alcune scene non può non portare alla mente la lezione di un grande maestro come Sam Peckinpah (lezione che si espliciterà del tutto nel successivo La Casa del Diavolo, sempre un horror intriso però di un profondo spirito western).
Rob Zombie, arrivato a questa sua prima prova dopo alcune esperienze in videoclip, dimostra di avere tutte le carte in regola per il mestiere che si è scelto oltre a quello di musicista. E soprattutto dimostra di avere talento per il genere horror, cosa che confermerà nelle prove successive, anche se questa rimane la sua opera meglio riuscita e fino ad oggi insuperata.

Sulla trama

Alla vigilia di Halloween, nel 1977, due coppie di fidanzati vagano nella profonda provincia americana alla ricerca di luoghi bizzarri e leggende locali da inserire in una guida di loro creazione. Si imbattono nell'inquietante Captain Spaulding, proprietario di una strana galleria degli orrori, che li indirizzerà alla ricerca del luogo dell'esecuzione di uno sorta di scienziato pazzo, il Dottor Satana.
Per il quartetto sarà l'inizio di una terrificante immersione in un mondo di orrori indicibili.....

Sulla colonna sonora

Opera dello stesso regista, con cinque canzoni scritte appositamente per il film e una, quella omonima del titolo, che compariva già nel suo secondo album da solista.
Tra gli altri pezzi sbucano i Ramones

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