Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
per essere il secondo film di un giovane fassbinder è di una sicurezza di scrittura invidiabile e soprattutto sicuro di raggiungere il suo obiettivo. letteralmente è il fabbricante di gatti, come se ci potesse essere un manufattore di gatti o uno che "perde tempo a fare gatti come soprammobili" ma queste sono mie congetture. in pratica, stando a ciò che si legge, un insulto verso lo straniero. fassbinder riprende i virgulti della germania della fine degli anni sessanta come degli inutili ammennicoli di un corrimano nel cortile della palazzina dove vivono, sicuri e convinti di avere un valore imprescindibile per se stessi, per gli altri prossimi loro e ovviamente per la germania. salvo poi essere degli scansafatiche che ciondolano tutti incravattati dal corrimano alla birreria sproloquiando su malloppi e rapine, facendosi mantenere dalle loro donne apparentemente adoranti. antiteater crea una soap opera corrosiva in cui il gruppo che sembra coeso, occupa il proprio tempo a sparlare degli appartenenti momentaneamente assenti. non si limitano al pettegolezzo estemporaneo. la loro è un'attavità atta e preposta al dissezionamento sociale dell'individuo, soprattutto di coloro che osano estraniarsi dal gruppo. belle sono le passerelle a braccetto che durante tutti i quasi 90 minuti di durata si intercalano, di personaggio in personaggio sfilando davanti alle finestre della palazzina popolare ma che loro vorrebbero borghese, sperando che tutti gli occhi siano per loro e sproloquiando deliziosamente e con disinvolta nonchalance, sugli amici che vedranno di lì a poco al corrimano o in birreria. chiunque abbia da criticare sull'altro, ha poi altarini che non ha nessun interesse si sappiano, ma che sembra far poco per nascondere. soprattutto gli uomini convinti di essere del tutto al di sopra delle parti. ma le donne non sono da meno. continuamente sotto minaccia verbale di aggressioni fisiche più o meno violente da coloro che dovrebbero amarle, si insultano vicendevolmente in un annoiato turpiloquio da salotto o da tè delle cinque. quando poi arriva lo straniero, che una di loro ha l'ardire di tenere in casa per guadagnarci sopra in maniera indecente, tutta la loro aggressività gli si sfoga contro fino al linciaggio di branco finale. dato per scontato che fosse italiano(e qui è bello fare il parallelo con il bel documentario di videobase "italiani all'estero")e in realtà greco, si da libero sfogo ai luoghi comuni più triti e beceri giusto per uscire dalla noia esistenziale che li attanaglia come un laccio stretto intorno alla gola. la cosa tremenda è che sono convinti di vivere nel giusto solo perchè tedeschi in terra tedesca. poco importa che lo straniero lavori, sfruttato da chi gli affitta la stanza e loro invece razzolino come pecore lasciate libere dal padrone, occupando il loro inutile tempo a cornificarsi a a spalarsi quintalati di infamità come se niente fosse. antiteater al suo meglio.
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