Regia di Russ Meyer vedi scheda film
“Signore e signori, benvenuti alla violenza! Sebbene la violenza si mascheri dietro un'infinità di pretesti, il sesso resta ancora oggi uno dei suoi pretesti preferiti. La violenza distrugge tutto quello che tocca, il suo insaziabile appetito raramente si soddisfa. La violenza non è soltanto distruzione, ma anche provocazione. Esaminiamo allora da vicino questa pericolosa e maligna creatura, questa novità assoluta nascosta sotto la pelle di certe donne.”
Varla (Tura Satana), Rosie (Haji) e Billie (Lori Williams) sono tre procaci e maggiorate ballerine di night-club scorrazzanti per il deserto a bordo delle loro vetture sportive, pronte a dar sfogo alle loro pulsioni extra-sessuali fra accelerazioni folli alla guida, risse e prevaricazioni.
La prima occasione viene loro fornita da una classica coppietta a bordo di un'auto sfrecciante e formata dall'insulsa adolescente Linda (Susan Bernard) e dal di lei fidanzato, il bolso gagarone Tommy, che impiega il tempo di una corsa clandestina nel deserto e della successiva discussione per soccombere sotto i colpi di karate di Varla.
Le tre drogano e rapiscono Linda per riavviarsi ed imbattersi in una fattoria posseduta da un vecchio paralitico e misogino (Stuart Lancaster), con due figli adulti e, leggenda vuole, un sacco di soldi nascosti da qualche parte. Il piano delle tre belle e dannate è semplicemente quello di impossessarsi dei soldi, sbarazzarsi di Linda e fuggire, ma è qui che si fanno largo la violenza di Varla, l'inettitudine dei tre uomini e i dissidi fra Varla, la gelosa e probabilmente lesbica Rosie e l'eccessivamente indipendente e spensierata Billie...
A distanza di quasi cinquant'anni “Faster, Pussycat! Kill! Kill!” è ancora un film di culto, conosciuto e venerato da una fedele nicchia di cinefili che non possono fare a meno di apprezzare l'estro di Russ Meyer, autentico factotum di questa pellicola che gli diede la definitiva notorietà nonostante il clamoroso fiasco al botteghino.
È subito evidente, già dall'introduzione della voce fuori campo e dalla natura delle protagoniste, che si ha a che fare con un lavoro che con gli Stati Uniti degli anni '60 c'entra assai poco: Meyer ne approfitta proprio per prendere a pedate l'ipocrisia e il bigottismo dell'americano medio, retrogrado o falso progressista che sia, affidando alla ballerina esotica Tura Satana una parte feroce, sfacciatamente seducente e letale, che porta ad un totale rovesciamento di ruoli e dell'identità di genere.
Inoltre Russ Meyer comincia a lavorare sul suo caratteristico stile di messa in scena: l'impostazione pressoché fumettistica delle posture, delle dinamiche e degli impressionantemente vacui dialoghi ha quantomeno un che di curioso, ma condanna diversi frangenti del film alla macchinosità, con una bizzarra regia e un accecante bianco e nero a rifinire lo stilema meyeriano.
Al giorno d'oggi l'impatto emotivo con “Faster, Pussycat! Kill! Kill!” è poca cosa, visto e considerato che la componente più pornografica dell'erotismo è costantemente esibita in scollature e docce ma frenata al suddetto limite; anche le scene di violenza, più per l'ovvia abitudine dello spettatore odierno a scene ben più esplicite e scioccanti che per demeriti dell'opera, ormai non possono più impressionare.
Al netto di pregi e difetti, è un balzano e simpatico film di exploitation che decolla nella seconda parte dopo un inizio a strappi grazie a sussulti quasi di genialità, purtroppo collocati in mezzo ad una mescolanza di demenzialità, approssimazione e puro desiderio di sbalordire. Tettone, proto-trash e ultra-violenza.
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