Regia di F.W. Murnau vedi scheda film
Ultimo film tedesco di Murnau, generalmente ritenuto inferiore ad altre sue opere come Nosferatu o L'ultima risata, ma ultimamente molto rivalutato, è ispirato a diverse fonti germaniche che raccontano il mito di Faust, fra cui anche il poema di Goethe. Bellissimo a livello plastico-figurativo ( il regista Eric Rohmer ha scritto un famoso libro sull'uso dello spazio filmico da parte di Murnau in quest'opera), sconta forse qualche lentezza narrativa di troppo, soprattutto nella parte centrale dai toni comico-grotteschi, che però resta un peccato veniale, poichè si tratta di un film concepito in termini puramente visivi, con geniali invenzioni e un'illuminazione memore dei grandi maestri della pittura fiamminga. Come al solito indimenticabile Jannings nel ruolo del diavolo, espressiva la debuttante Camilla Horn, un pò scialbo Gosta Ekman come Faust. Le sequenze più belle sono quelle iniziali della peste, quelle ambientate presso la corte di Parma, e poi quelle finali con la condanna al rogo di Margherita e la vittoria dell'amore sul diabolico piano ordito da Mefistofele. Inevitabile influsso dell'Espressionismo, nel decennio in cui tutto il migliore cinema tedesco era in qualche modo segnato da questa corrente (e il cinema tedesco del muto era uno dei più grandi al mondo). voto 9
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