Regia di Livia Giampalmo vedi scheda film
Il cinema dei figli di papà declinato secondo le peggiori regole del ciarpame in 35 millimetri. O anche dei figli di mammà, visto che Adriano Giannini, una vita sprecata davanti alla cinepresa, è anche figlio della regista Livia Gianpalmo, che fin dalla prima scena ci lascia intendere che aria tira: il cocco di mamma e papà ha un fisicaccio palestrato che ben si presta alla copula d'apertura. Fosse solo quello, andrebbe anche bene. Il problema è che questo film immondo girato a Ostia ruota per quasi un'ora e mezza intorno a un bacetto o poco più che una esaltata molla al protagonista in occasione di un provino per aspiranti attori. Apriti cielo! Sua moglie (Giovanna Mezzogiorno, figlia di papà Vittorio), che non ha avuto altra conoscenza carnale che col cocco di mamma, lo pianta su due piedi proprio mentre è in attesa di un'altra coppia di gemellini (quelli in età da asilo che stanno davanti alla telecamera sono gli attori migliori di tutto il film). Gli amici si schierano, c'è pure il prete che fa la predica (Briguglia) e la confidente col dente avvelenato verso l'intero genere maschile (sai che novità!). Tra ridicole tentazioni autoriali (gli inserti animati), le musiche melense che nemmeno quelle di Celine Dion, i bambini schiamazzanti che sembrano usciti da una rivista di moda, la recitazione tra il sofferto e l'isterico della Mezzogiorno, che conferma di essere una delle peggiori attrici italiane di sempre, le leziosità a gogò, la palese incapacità a trovare un posto alla macchina da presa e l'inverosimile che governa l'intero racconto sarebbe già abbastanza per interdire l'intera troupe da qualsiasi possibilità di girare altri film. E invece il colpo di grazia arriva quando Adriano Giannini si mette a rifare Charlot. L'apoteosi!
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta