Regia di Djamshed Usmonov vedi scheda film
Tagikistan, terra musulmana, ex repubblica sovietica chiusa tra Afghanistan, Cina, Kirghizistan e Uzbekistan. Dopo dieci anni passati a Mosca a contatto con la mafia russa, Hamro riceve la notizia che la madre sta morendo e torna al villaggio tra le montagne. In realtà, è proprio lei ad averlo richiamato con quello stratagemma perché ha in mente di fargli rimettere in sesto la cadente casa di famiglia. I paesani lo guardano male, Hamro ha vecchi debiti con loro, lui è un duro, la madre è saggia e furba e vuole soprattutto che il portone che dà sulla strada sia bello grande, così che la bara, quando sarà il momento, ci passi tranquillamente. Hamro, canagliesco e amorale, si trova dentro un’altra vita, tutta scambi e contrattazioni. Mercanteggia con uno, ruba a un altro, beve, sta dietro a una donna. Salta anche fuori un figlio di cui non sapeva niente. E si rimette a fare il proiezionista. Una delle sorprese di Cannes 2002. Cinema realistico con qualche tocco magico e una venatura di leggenda, quella degli angeli che ci portiamo sulle spalle. Attori non professionisti (tutta la famiglia del regista), spontaneità, sguardo giusto: un film acuto, divertente e ironico che viene da lontano.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta