Regia di Lew Landers vedi scheda film
Un film di (gloriosa) serie B: durata inferiore ai novanta minuti, attori di secondo (o terzo) piano, discreti professionisti alla regia, belle storie. In un carcere femminile, tra tutta un'interessante teoria di detenute, viene a trovarsi la protagonista, una donna tra il furibondo e il depresso, vittima più che altro di sfortunate circostanze. La prima inquadratura è molto significativa: un gruppo di donne è seduto sul ponte di un traghetto, un uomo si avvicina per invitare una di loro a ballare (l'orchestrina di bordo sta suonando) e a destra entra in campo una secondina che, con aria molto brusca, gli rivela il loro status di prigioniere, in transito verso un altro carcere. Lo stigma della detenzione è senz'altro il tema principale del film, che prende una posizione molto liberale in proposito. Agente del cambiamento è un giovane psicologo, anch'esso in viaggio verso la sua nuova destinazione (professionale), che prima impedisce alla protagonista di uccidersi e la ritrova poi come infermiera nell'ospedale interno al penitenziario. Qui il terapeuta dimostra un sereno disprezzo per tutte le convenzioni possibili, infrangendo le regole che gli paiono stolte e studiando molto accuratamente come far sì che il processo di recupero delle detenute sia il più efficace possibile (e i suoi metodi, considerata l'epoca, sono molto moderni). Anche in campo sentimentale, è notevolissimo l'aplomb con cui affronta le critiche dello zio, direttore del carcere, quando la sua storia d'amore con la donna (per altro molto seria e pure molto "sensata": sono due personaggi ben appaiati) trapela. Segue scena in stile Traviata: facendo leva sul senso di indegnità della detenuta, il direttore la convince a lasciare il fidanzato. A questo scopo, si unisce a un gruppo di prigioniere in fuga. Il finale darà di nuovo occasione allo psicologo di dimostrare il suo gran coraggio e alla donna di liberarsi dalla "condanna".
La regia di questo film è semplice ma ben fatta, e la recitazione (per quanto si possa giudicare quando si vede una "versione italiana" - leggi una perenna rottura dovuta al disturbo del doppiaggio) mi pare molto naturale. Un bel film, fatta la tara a quel poco di datato che c'è, che spero prima o poi di vedere in lingua originale.
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