Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Del dittico partenopeo LA MAZZETTA – GIALLO NAPOLETANO di Sergio Corbucci il primo è una commedia bozzetto di denuncia con buoni interpreti, il secondo un giallo farsesco più pungente e divertente con ottimi interpreti. In entrambi qualche lungaggine rende imperfetti i prodotti, però in quanto a generosità il simpatico artigiano del cinema de-genere romano non si risparmiava.
LA MAZZETTA prende forma da un romanzo di Attilio Veraldi, sviluppata da uno stuolo di sceneggiatori tra i quali gli autoctoni Luciano De Crescenzo ed Elvio Porta. Sasà Jovine viene chiamato l’avvocato solo perché spiccia faccende del suo rione, da don Michele Miletti - facoltoso impresario edile, figlio spurio dell’Edoardo Nottola di LE MANI SULLA CITTA’ - riceve l’incarico subdolo di ritrovare la figlia scomparsa. Sasà dovrà vedersela con il socio rivale di Miletti don Nicola Casale, il quale chiede certe carte importanti per una lottizzazione. Jovine risolverà l’intricata matassa più per la sua perseveranza e acume che per l’intervento della polizia, sempre in ritardo e rappresentata simbolicamente e all’anagrafe dal commissario settentrionale Assenza.
Le analogie tra Jovine e il Salvatore Cannavacciuolo di MI MANDA PICONE sono diverse e si chiamano Elvio Porta, brillante soggettista e sceneggiatore del celeberrimo film di Nanni Loy. Meglio scritto e realizzato nonché con un Giancarlo Giannini superiore a Nino Manfredi, ma questa è un’altra storia. Manfredi, appunto, è un Sasà Jovine misurato e mai sbracato, umoristico quanto basta nello spezzare momenti e situazioni critiche ma non trascendentale. Paolo Stoppa sottotono è un amaro don Michele, mentre Gennaro Di Napoli nel ruolo di Casale strappa parecchi punti a tutti ad ogni entrata in scena. Lui come i gemelli Sal e Giovanni Borgese nei panni di Tonino e Pasquale, per servirvi. Le scene salienti e da culto sono le loro apparizioni in casa Jovine, la mangiata forzata di spaghetti con polipi affogati “offerta” da don Nicola sotto gli occhi da Caronte e la capigliatura a fungo del grande caratterista Natale Tulli, recentemente scomparso. Nella galleria di facce e nomi appaiono vecchie glorie come Giacomo Furia, Marisa Merlini e Pietro De Vico. Nonostante un buon finale sarcastico tra il traffico umano e meccanico di Napoli qualcosa manca alla quadratura del cerchio, probabilmente qualche perdita di ritmo. Efficaci le musiche di Pino Daniele.
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