Regia di Giorgio Bianchi vedi scheda film
L’imprenditore Vincenzo è sposato con Paola, che non subisce indifferente la segreta corte di Renato, che lavora proprio per Vincenzo. Un episodio sfortunato rivela a quest’ultimo la tresca alle sue spalle.
Già il titolo è emblematico di un certo tipo di cinema nostrano che vide proprio in Amedeo Nazzari il protagonista indiscusso; siamo nell’immediato secondo dopoguerra e un regista popolare come Giorgio Bianchi decide di portare sullo schermo un testo teatrale di Rocco Galdieri, Aniello a ‘ffede, così come riporta la didascalia di apertura della pellicola. Lo fa con una sceneggiatura che reca le illustri firme di Vitaliano Brancati, Tullio Pinelli, Sergio Amidei e Sandro Ghenzi, che è poi anche il produttore del lavoro; Fatalità è un melodramma dai toni mesti che nega allo spettatore perfino il lieto fine, cosa non ben accetta dal pubblico e dalla critica di quegli anni, alla ricerca di evasione o, come nel caso del neorealismo, di verità, di qualcosa in cui immedesimarsi nella propria quotidianità. La trama di questo film è invece un pasticcio sentimentale dai risvolti tragici che sa già, nel 1946, di già visto; a sollevare le sorti dell’opera giungono comunque degli interpreti di buonissimo livello come il citato Nazzari, Massimo Girotti e Maria Michi nei ruoli principali. Pur trattandosi di un’opera disposta in scena con accortezza, la durata limitata a un’ottantina di minuti è a tutti gli effetti provvidenziale. 3,5/10.
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