Regia di Andrea Costantini vedi scheda film
Le differenti personalità di un manipolo di agenti di polizia narrate in un contesto di convivialità e limiti della legalità violati sempre, o quasi. Andrea Costantini firma il suo primo, e a oggi unico, lungometraggio strizzando l’occhio al cinema poliziesco dei ’70 alle quali unisce chiare contaminazioni d’oltreoceano, difficile non intravedere nel commissariato e nei personaggi che lo popolano forti similitudini con l’87° distretto dipinto nei romanzi pulp di Ed McBain, e ben poco importa se ci troviamo ai margini di Roma e non nella ‘Grande Mela’. In un’epoca oltretutto nella quale il genere poliziesco all’italiana è tornato prepotentemente in auge, con numerose serie di Distretto di Polizia e di altri poliziotti dalla vita difficile ma sempre irreprensibili sul lavoro. Il commissariato tratteggiato da Costantini al contrario rappresenta quanto di più realista ci si possa auspicare, con ciascun componente che nella vita lavorativa porta anche se stesso al centro della narrazione. A cominciare da Giorgio Colangeli, commissario capo sempre incline a non compromettersi eccessivamente, a Edoardo Leo, appena uscito dall’accademia e per questo ancora molto idealista. Fino a Luca Ward, abile doppiatore ma che questa volta dona alla figura dell’agente Lattanzi, sempre in bilico fra loschi traffici e giustizia fai da te, una fisicità e una capacità d’interpretarlo ben al di fuori del comune. Il finale, volutamente aperto, lascia intendere di essere al cospetto di un prodotto non certo carico di speranza ma che va recuperato per guardare in faccia la realtà.
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