Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Quattro stagioni, più una quinta che si ripete a sottolineare la circolarità del tempo e della Natura, fanno da sfondo ad altrettante stagioni della vita di un monaco buddista che vive isolato dal mondo in una pagoda al centro del lago Jusan Pond, in Corea del Sud. Le sevizie ai danni degli animali, l'amore perduto, gli insegnamenti a chi è più giovane di lui e infine la morte suicida sono le tappe attraverso le quali si snoda questo film fortemente antinarrativo, carico di simbolismi (a cominciare dalle porte che non hanno pareti). Kim Ki-Duk ci regala un saggio di potentissima forza figurativa, uno di quei film "da vedere", eppure sideralmente lontano dalla sensibilità occidentale. Criptico e coraggioso nell'affidare a quattro diversi attori lo stesso ruolo, il film del regista sudcoreano stupisce per l'inventiva delle immagini, ma tralascia di curare adeguatamente altri aspetti dell'opera, a cominciare dalla recitazione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta