Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
L’ultima fatica di Kim Ki-Duk è un’enorme metafora sulla civiltà. Tra i crociani ricorsi storici ed una ciclicità particolarmente significativa, la storia di questo film narra le vicende di un monaco Shaolin e di un suo adepto. La forza centrifuga della dissolutezza contemporanea, con i suoi pro ed i suoi contro, proverà a spezzare questo legame, ma alla fine il monaco troverà il suo degno sostituto, per una tradizione che sembra reiterarsi all’infinito.
Troppo dettagliato il film di Kim Ki-Duk (più poetico, ma meno incisivo dell’altro suo capolavoro “Ferro 3 – La casa vuota”) per essere sottoposto ad un’esegesi esaustiva. Occorre solo sottolineare, se ce ne fosse bisogno, che il regista coreano dimostra grande rispetto verso la propria identità autoriale, rispettando i canoni estetici di una poetica cinematografica decisamente inimitabile.
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