Regia di Bruno Colella, Leonardo Giuliano vedi scheda film
Per poter realizzare la trilogia su Aldo Moro, operazione che in effetti ha in cantiere da tempo, Aurelio Grimaldi nel ruolo di se stesso accetta di dirigere il sequel delle Barzellette dei Vanzina. Il produttore gli affianca due consulenti: uno è il borgataro Stefano Masciarelli, l’altro è Alvaro Vitali. Come spesso succede dietro le quinte del cinema italiano, il canagliesco produttore s’intasca i soldi (pure quelli di Grimaldi) e scappa a Montecarlo con Ferrari e bionda d’ordinanza. Tutti i personaggi coinvolti in questo film, quelli veri intendiamo, più che tenere famiglia tengono in cantiere progetti “seri”. Grimaldi la trilogia, Colella la trasposizione della sua pièce teatrale Tragedia a vapore e Leonardo Giuliano, l’altro regista, un film sul giornalista Antonio Russo ucciso in Cecenia. Allora, perché non “cedere” a una produzione alimentare puntando sull’(auto)ironia? Ce n’è per loro (Grimaldi cerca d’impiccarsi sulla sceneggiatura del Macellaio) e per noi, spettatori “impegnati” come quelli della sezione Ds che di fronte all’idea di un film su Moro nicchiano ma per carità, un sequel di Barzellette, vuoi mettere poi come ne parlerà bene “L’Unità”? Ladri di barzellette è naÏf, amatoriale nella confezione, però non cerca di nasconderlo. Post-scriptum per Grimaldi: sul ruolo del “grande vecchio” della trilogia promesso a Vitali ci contiamo!!
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