Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Sceneggiato dallo stesso Buñuel, assieme a Jean Claude Carrière, il film, uno dei maggiori capolavori della storia del cinema, uscì in Francia nel 1972, e fu premiato nel 1973 con l’Oscar (migliore film straniero) 1 nomination per la migliore sceneggiatura, e con il Golden Globe.
Sei personaggi in cerca di…qualcosa
Cercano in realtà un luogo dove sia possibile cenare insieme i sei personaggi del film che imboccano, con passo deciso, una strada deserta e priva di indicazioni.
Metonimici esponenti dell’impotenza borghese (contro cui da sempre si erano appuntati gli strali del regista), nell’iconica scena-tormentone del film, i personaggi evocano l’inutile ricerca di una via d’uscita, ciò che riporta alla mente il ricorrente refrain di L’angelo sterminatore.
Entrambe memorabili,infatti, le due opere ritraggono un ceto di privilegiati inconcludenti, privi di obiettivi realizzabili...
In questo film, i protagonisti, immorali, ma attenti alle apparenze e molto efficienti nel mobilitarsi in difesa del proprio interesse, sono signori ben educati e terrorizzati dalla possibilità che una rivoluzione sociale metta in discussione le ingiustizie e la corruzione su cui hanno costruito le loro fortune e sono pronti perciò a coalizzarsi per esercitare feroci forme di violenza “self made”.
Con ironia sferzante ma con umorismo leggero, Buñuel, lontano dalle cupezze del Messico e ormai francese, ci ricorda che le buone maniere della borghesia (nonché dei suoi alleati storici) e l’ottimo bon ton non sono che fragili involucri che celano malvagità e furia vendicativa, nonché inconfessabili desideri.
Così la magnifica zuppiera di porcellana preziosa nasconde la pistola di Don Rafael (Ferdinando Rey), trafficante di cocaina sotto le mentite spoglie di ambasciatore del fantomatico stato di Miranda; così gli abiti eleganti di madame Thenevot (Delphine Seyrig) ricoprono pudicamente le tracce purulente della sua malattia.
Ipocritamente tutti cercano invano di mascherare se stessi, qualcuno ammantandosi dei panni nobili delle sfide cavalleresche e dei duelli: Don Rafael contro il colonnello (Claude Piéplu); qualcuno per celare il vuoto e l’ignoranza con la grazia e la finta trasgressività: Florence (Bulle Ogier).
Persino il vescovo (Julien Bertheau) – finto progressista che si mette a lavorare come un prete-operaio, diventando vescovo-giardiniere presso la coppia dei signori Sénéchal (Stéphane Audran, Jean-Pierre Cassel) – prova inutilmente a nascondere sotto l’abito talare la propria feroce sete di vendetta, proprio quando gli si richiederebbe cristiana e umana compassione…
È Don Rafael, tuttavia, il personaggio che maggiormente incarna i vizi peggiori del mondo dei borghesi: oltre alla invincibile corruttela , alla crudele volontà di sopraffazione ben celata dalla gentilezza, è lui il solo ingordo invitato di casa Sénechal che non intende rinunciare al prelibato banchetto nascondendosi frettolosamente sotto il tavolo, per sfuggire alla polizia dello stato francese, ma tenendo a portata di mano il cibo di cui è ghiotto e che diventa, con sempre maggiore evidenza, la metafora del potere che non intende farsi sfuggire, vanamente cercato dal gruppo di amici e mai pienamente raggiunto, essendo sempre insidiato dalle più inattese circostanze.
Apparizioni e sogni
Il film è attraversato da molte sorprendenti apparizioni, che edipicamente rivelano l’infanzia remota e il bisogno di ritrovare la madre.
Un surreale “viaggio del sergente” nel mondo dei morti, è forse la scena più toccante e memorabile del film ed è preceduta dall’apparire di un tenente che racconta la perdita della madre alle tre signore (Madame Sénechal, Madame Thénevot e Florence) che in un bar aspettano inutilmente le loro bevande.
Molti sogni, con buñueliana naturalezza, si inseriscono nel racconto, mostrando paure, angosce, desideri profondi di qualche personaggio: così il pranzo di Henri Sénéchal, che si svolge dinanzi a un folto pubblico, svelato dall’improvviso aprirsi di un sipario che ne rivela il disagio. Non per caso Henri è – fra tutti i commensali del suo rango – quello che maggiormente soffre della condizione menzognera in cui troppe convenzioni impediscono a ciascuno di essere se stesso.
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