La recensione su Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

di vulgar hurricane

6 stelle

All’altezza del predecessore (se non ad esso superiore), questo terzo appuntamento al cinema con il più famoso maghetto inglese vede un importante cambiamento di regia (da Columbus a Cuaròn) che coincide anche con un sensibile cambiamento nell’impianto strutturale della saga cinematografica. Alle prese con il più difficile e complesso dei primi 3 libri di Bowling, denso di importantissime new entry e sconcertanti rivelazioni sul passato di Harry, il regista si trova piuttosto a suo agio: anche se l’attenta ricostruzione dell’atmosfera e delle scenografie, tipica dei primi due episodi, viene ora posta in secondo piano, la pellicola ne guadagna in fluidità e spettacolarità, soprattutto nella parte finale, grazie anche ad una serie di efficaci effetti speciali. I dialoghi non si dimostrano molto più profondi, ma il tutto scorre con grande naturalezza e scioltezza , ed in fondo è questo che conta. Discreta, in generale, anche la prova degli attori: la Watson conferma per l’ennesima volta le sue buone qualità, Grint si trova abbastanza a suo agio nei panni di Ron (ma a volte le sue “smorfie” risultano eccessive, anziché divertenti), mentre persino Radcliffe mostra qualche sensibile miglioramento rispetto al passato, rivelandosi assai meno incapace ( a questo punto, diventano evidenti i forti limiti del doppiaggio italiano: guardare il film in lingua originale è INFINITAMENTE più gustoso e godibile). Notevole, inoltre, la prova di Oldman nei panni di Sirius. Mi ha invece deluso la rappresentazione dei Dissenatori, copie piuttosto malriuscite dei Nazgul di Jackson.
Comunque, tutto sommato, Il prigioniero di Azkaban si dimostra tutt’altro che banale e noioso. Voto = 7