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Operazione paura

Regia di Mario Bava vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Operazione paura

di undying
10 stelle

Pietra miliare, non tanto per dire, del cinema fantastico che ha influenzato e suggestionato generazioni di artisti. Film citato come preferito dallo stesso Mario Bava, del quale andava (una volta tanto) giustamente fiero.

 

locandina

Operazione paura (1966): locandina

 

Agli inizi del Novecento, nel piccolo borgo di Karmingam, giunge su convocazione del commissario Kurt (Piero Lulli) il dottor Paul Eswai (Giacomo Rossi-Stuart), incaricato di compiere l'autopsia sul cadavere di Irina Hollander, governante di villa Graps trovata morta in circostanze sospette. Male accolto dai paesani, che si dimostrano ostili e sfuggenti, Paul viene affiancato nell'ingrato compito da Monica Schuftan (Erika Blanc), giovane studentessa di medicina tornata dopo molti anni al paese natìo per visitare le spoglie mortali dei genitori. L'esame autoptico rivela la presenza di una moneta all'interno del cuore di Irina. Intenzionato a risalire al movente di quello che appare uno strano delitto, Paul deve scontrarsi con la superstizione popolare che coinvolge ogni individuo del posto: dal borgomastro Karl (Luciano Catenacci), ai proprietari della locanda presso la quale ha preso alloggio, sino alla maga Ruth. Una lettera del commissario lo informa di presentarsi a villa Graps, luogo al centro di una macabra leggenda locale. Giunto sul posto, Paul non trova traccia di Kurt ma incontra l'anziana baronessa Graps (Giovanna Galletti) che lo invita ad abbandonare la casa. Mentre sta uscendo intravede una bambina di nome Melissa (Valerio Valeri) e in seguito apprende della sua precoce morte, avvenuta a soli sette anni a causa di un incidente, dissanguata, dopo essere stata investita da una carrozza senza che nessuno sia intervenuto a prestarle soccorso. Il fantasma di Melissa è al centro d'una singolare maledizione che colpisce a morte, previo manifestazione dello spettro e avviso di suono di campane in arrivo da una sconsacrata chiesa, chiunque tenti di svelare il segreto di villa Graps.

 

"La terra deve coprirlo, prima che spunti il sole, e con il suo peso abbracciarlo perché rimanga con lei per sempre."

(Ruth suggerisce la modalità di sepultura da riservare al cadavere del commissario Kurt)

 

scena

Operazione paura (1966): scena

 

Una bella sceneggiatura, opera di Romano Migliorini e Roberto Natale, finisce tra le mani di Mario Bava (che in parte contribuisce alla redazione del testo) nel momento di massima attività del regista, coincidente anche con il miglior periodo d'ispirazione. Individuato nel borgo medievale viterbese di Faleria il set adatto per gli esterni, da suddividere con sequenze d'interni da girare nei teatri di posa romani Titanus (non più esistenti) [1], Bava si circonda di talenti davanti e dietro la macchina da presa. In particolare può contare sulla preziosa collaborazione di Alessandro Dell'Orco che si occupa delle scenografie - adattando di volta in volta i mutevoli set teatrali (ad esempio gli interni dell'osteria, che diventano all'occorrenza anche l'antro della maga Ruth) [2] - e su Carlo Rustichelli alle musiche (in parte già utilizzate in Sei donne per l'assassino) che si rivelano essere anticipatrici delle successive litanìe argentiane con sonorità a base di carillon inquietanti. Il progetto poi rientra in pieno nella poetica del regista, apparendo sin da subito per Bava una sfida stimolante per via delle implicazioni che comporta la suggestiva sceneggiatura, con alcune sequenze assai complicate da convertire sul piano visivo. In tempi brevi (fonti diverse indicano da due a un massimo di quattro settimane) e con un budget contenuto, Bava si occupa anche di fotografia, effetti speciali, cinematografia, trovando le migliori soluzioni alle molteplici difficoltà di messa in scena. Un campionario di talentuose riprese accompagna così lo spettatore durante la narrazione: soggettive notturne dello spettro su un'altalena, sullo sfondo di un camposanto; movimenti di macchina eleganti e studiati nei minimi dettagli, al seguito di fluidi piano sequenza; riprese con vetri deformanti. Ogni momento del film, anche quello più visionario, la cui realizzazione avrebbe messo in crisi chiunque altro, sembra per Bava essere uno scherzo da portare con estrema naturalezza e semplicità a compimento. E riesce a lavorare talmente bene con trucchi ed effetti ottici che ancor oggi, a distanza di quasi sei decenni, il fascino di un film come Operazione paura resta immutato. Merito anche di una storia senza tempo, con ambientazione in costume e scelta d'interpreti semplicemente perfetta. Da Giacomo Rossi-Stuart alla splendida Erika Blanc, compresi i personaggi secondari tra i quali anche il produttore Luciano Catenacci, destinato a diventare volto noto come caratterista nel cinema di genere italiano.

 

scena

Operazione paura (1966): scena

 

Per rendere più coinvolgente il clima di parossistica superstizione (di fatto ben motivata), Bava si sbizzarrisce con immagini oniriche e dal raffinato gusto pittorico [3] dove luce, ombra e faretti colorati diventano elementi fondamentali per dare un senso di progressivo andamento visionario che sembra avvenire di quadro in quadro. Ogni singola sequenza è infatti un'opera d'arte, una "tavola a fumetti" perfettamente proporzionata e rappresentata al limite del verosimile da specifici colori. Verde, blu, rosso e decine di altre gradazioni con varia intensità di tono diventano parte viva e fondamentale nella narrazione, che procede - più che per dialoghi - esclusivamente grazie a suggestioni, immagini e spiazzanti effetti sonori (il perpetuo soffiare del vento, talvolta simile a un lamento). Il turbamento indotto dall'uso accentuato dei colori si associa a quello dell'illusione, della falsa percezione e della perdita dei riferimenti spaziali e temporali, così quattro momenti del film sono destinati a diventare storici: il trasporto da parte di quattro uomini di una bara, ripreso sullo sfondo in lontananza tanto da assumere l'assurdo aspetto di insetto in movimento; l'inseguimento di Paul a se stesso a villa Graps, mentre esce da una porta e rientra da un'altra in sequenza, trovandosi sempre nella stessa stanza (scena citata recentemente, ad esempio in Escape room di Alex Merkin); la rotazione circolare della macchina da presa in movimento opposto alla fuga di Monica lungo una scala a chiocciola che sembra essere senza fondo; l'immersione ultradimensionale di Paul in un quadro del fabbricato dentro alla villa, che trova sfogo in una medesima posizione tridimensionale esterna (Dario Argento sembra essersene ricordato ne La sindrome di Stendhal).

 

scena

Operazione paura (1966): scena

 

Bava gira alcune scene per poi montarle con movimento contrario (quando Paul si volta lungo la via del borgo alla visione di Ruth, immerso nella nebbia), ottenendo un contraccolpo spiazzante a livello subliminale, almeno quanto quello indotto dalle apparizioni di Melissa, in assoluto unico e più impressionante spettro del cinema horror che viene in mente a chiunque abbia visto il film. Melissa è davvero inquietante per due ragioni: per come Bava la riprende in porzioni sbilenche stringendo poi in dettaglio sugli occhi spesso utilizzando lo zoom e per il fatto che, mai lo si direbbe senza saperlo, è interpretata da un bambino. Un bambino scelto da Mario e Lamberto (aiuto regista) che non farà mai più cinema, essendo il figlio del portinaio di un palazzo degli uffici di produzione [4]. Andato incontro a una distribuzione che ha scontato il fallimento della casa di produzione prima ancora di essere terminato, Operazione paura è sicuramente uno dei migliori (in assoluto) horror gotici ma, più in generale, uno dei migliori film italiani di tutti i tempi. È cinema allo stato puro, che viaggia sui binari della fantasia e contribuisce nella sua perfezione a rendere una vaga idea della definizione di "state of the art" a livello cinematografico. Non può essere altrimenti, dato che è stato sin da subito apprezzato, citato e omaggiato dai più grandi registi al mondo. A cominciare da Federico Fellini, che ripropone la "bambina con palla" nell'episodio Toby Dammit nel collettivo Tre passi nel delirio (1968).

 

scena

Operazione paura (1966): scena

 

Un archetipo cinematografico 

 

Operazione paura ha impressionato positivamente generazioni di artisti di qualunque età e a qualsiasi latitudine. Sono incalcolabili i riferimenti al film, destinati ad aumentare con il passare degli anni. Riportiamo solo quattro esempi, per dare una vaga idea di quanto Mario Bava sia stato sottovalutato soprattutto in Italia:

 

- la piccola Mary alla finestra, in Quella villa accanto al cimitero (Lucio Fulci, 1981), presenta molti punti in comune con analoghe manifestazioni del fantasma di Melissa, spesso avvenute dietro alle finestre;

 

- nel serial televisivo I segreti di Twin Peaks (1989), le dinamiche che stanno alla base della morte di Laura Palmer sono identiche a quelle iniziali di Operazione paura, vittima Irina Hollander;

 

- Tim Burton non ha fatto segreto di essere un ammiratore del film, nè di averlo esplicitamente omaggiato ne Il mistero di Sleepy Hollow (1999);

 

- in Paura.com (William Malone, 2002) compare un fantasma di bambina con palla, chiaramente in debito con quello di Melissa.

 

scena

Operazione paura (1966): scena

 

Destra e sinistra hanno lo stesso senso: geometria non euclidea in Operazione paura [5]

 

Un'osservazione davvero interessante sulla lunga e stravagante sequenza che vede il protagonista rincorrere se stesso, seguendosi nella medesima stanza di villa Graps:

 

"Come ha scritto Sandro Bernardi, la stanza magica di Operazione paura è curiosamente simile a un sogno raccontato da Henry James nella sua autobiografia A small boy and other, ed esemplifica una logica alla Escher, non euclidea, dove destra e sinistra sono la stessa cosa (si deduce infatti che la stanza ha due pareti opposte che si toccano, e una sola porta, di entrata e uscita). In anni recenti sono state rintracciate le fonti iconografiche di sequenze così insolite. Martin Scorsese ha indicato l'episodio Antonia di I racconti di Hoffmann (Michael Powell e Emeric Pressburger, 1951) dove la protagonista, che vuole fuggire dal satanico dottor Miracle, esce di campo aprendo una porta a destra, e rientra immediatamente in campo a sinistra. Si può anche pensare al celebre incubo di Marlowe drogato in L'ombra del passato (Edward Dmytryk, 1945), sia per il motivo delle porte che si aprono in fila una all'altra, sia per la presenza costante di una ragnatela da cui il protagonista si sente invischiato."

 

scena

Operazione paura (1966): scena

 

Connessioni e agganci tematici a pellicole precedenti e successive [6]


"La scala a chiocciola che si avvita in vortice su se stessa al passaggio di Erika Blanc strizza l'occhio a Moebius. Si coglie un'eco delle torsioni spazio-temporali di casa Marienbad nella riproduzione della facciata della villa che trasporta magicamente al proprio tridimensionale esterno. In generale, durante il mistery tour di Karmingam si vanno a incontrare bare trasportate sotto un cielo cinereo da Settimo sigillo (Ingmar Bergman, 1957), indigeni rubizzi guantati dalle finestre della locanda che parrebbero essere usciti da Per favore non mordermi sul collo (Roman Polanski, 1967), un clima di chiusa maledizione, come fosse già la Baviera bloccata al medioevo di Cuore di vetro (Werner Herzog, 1976), o l'Hobb's End fuori dalle carte geografiche de Il seme della follia (John Carpenter, 1995)."

 

NOTE

 

[1] [2] Dichiarazioni di Lamberto Bava estratte dall'audiocommento al film (dvd Sinister).

 

[3] Bava sembra essere parzialmente in debito con la serie di Roger Corman interpretata da Vincent Price e dedicata ad Allan Poe, contraddistinta da accese gradazioni cromatiche e scenografie d'interni arredati con quadri e ritratti d'epoca.

 

[4] Dichiarazioni di Lamberto Bava estratte dall'audiocommento al film (dvd Sinister).

 

[5] Letteralmente da "Mario Bava" (pag. 85, 86) a cura di Alberto Pezzotta, Il castoro.

 

[6] "Ontografie del fantastico" a cura di Alessandro Borri in "Kill baby, Kill - Il cinema di Mario Bava" (pag. 93, 94), Un mondo a parte.

 

scena

Operazione paura (1966): scena

 

"Una cosa bella è una gioia per sempre. La sua grazia aumenta, non finirà mai nel nulla."
(John Keats)

 

Trailer

 

F.P. 08/12/2021 - Versione visionata in lingua italiana (79'59")

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