Regia di Gino Mangini vedi scheda film
Un cacciatore di taglie rintraccia un messicano su cui pendono accuse pesanti; non occorre molto tempo, però, per capire che l'uomo è del tutto innocente. I due quindi si alleano per fare giustizia, vendicandosi del potente Don Felipe, il vero colpevole.
Soggetto e sceneggiatura di Sergio Garrone, una garanzia nello spaghetti western dozzinale, violento, non troppo fedele alla logica e a costo ridottissimo; come se non bastasse, i titoli accreditano una supervisione al regista, tale Gino Mangini, altro mestierante del cinema di genere nostrano, ma con ancora meno credenziali. Bastardo, vamos a matar si salva dal disastro quasi soltanto grazie all'ottima scelta di George Eastman - Luigi Montefiori all'anagrafe - come protagonista; carisma, prestanza fisica e sguardo sbruffone sono le sue armi, forse non sufficienti per formare un Marlon Brando, ma certo qui preziose come oro, e ben dispensate. Al suo fianco, comunque, qualche altro nome degno di interesse c'è; fra gli altri compaiono in scena l'americano Lincoln Tate, Scilla Gabel, Furio Meniconi e Remo Capitani, caratteristi gli ultimi due habituè del filone western all'italiana. Il ritmo è scarsino, la trama ben poco originale, c'è qualche traccia di ironia utile a non sopravvalutare la pellicola, a considerarla per la sua evidente modestia artistica; musiche così così di Carlo Rustichelli. Per Mangini si tratta della quinta e ultima regia. 2,5/10.
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