Regia di Guy Ferland vedi scheda film
strano come i film a volte non dicano niente e li si guardi, giusto perchè non si ha voglia di scegliere tra le videocassette registrate, o solo perchè sono in palinsesto e una terza lettura alle brevi note forse incuriosisce. a tratti un pò troppo fastidiosamente didascalico e con un doppiaggio da ferro stiracchiato sulla lavagna. però è un docu-dossier-fiction che trascina e attanaglia alla poltrona. le prime immagini della scuola assediata da poliziotti, coi ragazzi che passano sotto i metal detector mi ha fatto pensare che forse non avevo sbagliato a scegliere di guardare quel film. penso ad elephant che ho visto e a bowling a columbine che ancora devo vedere, e che il paragone sarà arduo e forse avventato, ma più il film avanza, più mi piace. un groppo alla gola pian pianino mi si stringe e mandare giù diventa un pò difficile. i ricordi affiorano e nonostante il doppiaggio che è veramente disumano, il docu-dossier-fiction ha vinto la scommessa. purtroppo non è la solita americanata esagerata. i fatti sono veri e documentati con parsimonia da telecamere a circuito chiuso. nelle scuole americane si è sparato e ucciso e l'assassino era uno di loro. fa male ripensare alla propria adolescenza se non è stata propriamente esaltante. se si era esclusi, un pò a parte, se si tendeva a stare nell'angolino non tanto per non essere visti del tutto, ma per passare un pò inosservati. la paura è una brutta bestia. annebbia la ragione e si agisce istintivamente, attaccando. non è mai bello essere diversi, ma se lo si è, cosa ci si può fare. se l'essere diversi significa non essere come molti degli altri o come vorrebbero che tu fossi. non ci si capisce, ma è anche un'età difficile ed ingrata per richiedere approfondimenti e pause meditative, su ciò che si causa agli altri. è difficile immaginare l'ansia e la paura che possono instaurare uno spintone premeditato. perchè oltre allo spintone contro il muro, c'è l'atto secondo: "avranno visto e rideranno". non finisce qui perchè in più, oltre ad essere sbeffeggiati e derisi, si tiene dentro tutto. non si dice niente ai maestri e tanto meno ai genitori, perchè si presuppone che ad una certa età ci si sappia e ci si debba saper difendere. ci si immagona spesso e si ringrazia ciò in cui si crede per aver passato quell'età infernale che chissà mai perchè si crede sempre bella e spensierata. in più il progetto può contare su un attore in stato di grazia. ben foster è semplicemente superbo nella parte di trevor. il momento in cui il corpo docente e i genitori, aguzzini e amici assistono al video confessione è quasi insostenibile. da spettatore mi sono sentito inquisitore mentre lo guardavo ingobbito sulla sedia, con gli occhi bassi in attesa del giudizio finale. forse è un mondo che corre troppo in fretta. non si ha la voglia, la pazienza o il tempo per potersi soffermare su ogni singolo individuo. li si preferisce simili per poterli prendere tutti in una volta, senza doversi soffermare. se è preferibile identificare nel numero tre una suddivisione di gruppi sociali, sicuramente chi sfugge a questa classificazione, non ha diritto ad un numero quattro. per comodità è meglio costringerlo a far parte di una delle tre categorie. se si sfugge alla rapida comprensione da manuale docenti, si manda in tilt il sistema così efficacemente pianificato e scatta l'allarme... o il disinteresse, basta liberarsi del soggetto e gettarlo nella fossa successiva, fino a quando natura concedendo, siamo considerati adulti e possiamo liberarci da giudizi insindacabili per librarci nel blu di quella che, bella o brutta, sarà la nostra vita.
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