Regia di Rob Reiner vedi scheda film
Si tratta di un documentario, lungo le strade di un improbabile tour americano, sulla band hard rock inglese Spinal Tap, sempre in bilico tra successo e crisi, show oceanici e liti intestine. Il film si svolge lungo un servizio giornalistico filmato che un giornalista svolge sul gruppo, sempre accompagnato da una videocamera.
In realtà il gruppo Spinal Tap non è mai esistito, e la loro vicenda, costruita da un copione scritto dagli stessi protagonisti Guest, McKean e Shearer, si modella sulla storia di molte band nate negli anni sessanta, consacratesi negli anni settanta ed arrivate stancamente agli ottanta, attraverso scissioni e disgrazie (la band conta una trentina di batteristi deceduti nelle circostanze più strane). Le vicende degli Spinal Tap si modellano su quelle di band famose come i Led Zeppelin (si veda la scena della chitarra suonata con un violino), dei Deep Purple (i concerti in Giappone), dei Saxon (il bassista che suona con una mano sola), i Whitesnake (le polemiche sulla copertina del disco) e così via.
Il "filmetto" di Reiner, successivamente autore di "Harry, ti presento Sally", non è da sottovalutare, perché vi si respira aria di verità, con le liti tra i componenti, le ingerenze della fidanzata del cantante (un riferimento all'influenza di Yoko Ono sui Beatles?), i backstage ridicoli, gli incidenti sul palco (molto comica la scena della Stonehenge in miniatura) e nella scena finale in cui Nigel si riunisce alla band sul palco ci si emoziona davvero.
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