Regia di Mario Bava vedi scheda film
Nell'800 due viandanti percorrono in carrozza una valle oscura e tetra. Fermatisi in prossimità di un rudere per far fronte ad un problema ad una ruota, i due scorgono, all'interno di una cripta, le spoglie di una strega giustiziata dall'Inquisizione due secoli prima con l'apposizione della acuminata maschera riservata agli indemoniati. Tornata in vita grazie al sangue di uno dei due uomini, la strega cercherà di impadronirsi del corpo della sua discendente Katia, di fato quasi identica alla sua antenata.
Al suo folgorante esordio dietro la macchina da presa, Mario Bava adatta il racconto di Gogol Vij adoperandosi soprattutto a descrivere i foschi contorni che attorniano una vicenda di rimorsi e di tentativi di rivincita che sfidano la morte.
Nasce, con questo film assai noto anche all'estero, Stati Uniti e Francia in particolare, una nuova concezione di horror che esalta di toni gotici e lugubri, dando vita ad un filone che troverà in Bava il suo massimo e più accurato artefice.
Accolto freddamente e con una iniziale indifferenza nella sale italiane, l film riscosse notevole successo in Usa, in grado di rilanciarne le sorti a tal punto da renderlo un cult del cinema di genere.
Splendida, eterna ed inevitabile "morticia" tutta occhioni spalancati, padroneggia la scena Barbara Steele, impegnata nei due ruoli della strega e della sua pronipote vittime designata, mentre per il ruolo dell'eroe innamorato di quest'ultima, venne scelto con coerenza l'affascinante attore inglese piuttosto attivo in italia, John M. Richardson, coadiuvato da due validi interpreti di estrazione teatrale come Andrea Checchi e Ivo Garrani.
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