Regia di Paolo Franchi vedi scheda film
Un film come questo non avrebbe sfigurato nell'ultima parte della carriera d Sautet,sublime descrittore delle geometrie variabili dell'amore e dei sentimenti in genere.Una storia incentrata sulle distanze variabili prima tra due e poi tra tre personaggi.E voglio pensare che in sede di casting la scelta da parte di Franchi di avvalersi del lavoro di Brigitte Catillon non sia stata casuale.C'è molto in questa opera prima che mi rimanda con la memoria (e con l'affetto) a quello che ritengo essere il capolavoro di Sautet,Un cuore in inverno.La suddetta presenza comune della Catillon,la fisionomia di Renzi che in molti frangenti mi ha ricordato quella di Auteuil,il gelo che cristallizza cuori che sembrano incapaci di amare.Gelo che accomuna i tre personaggi principali de La spettatrice.Cinema di respiro europeo che non esita a citare il decalogo di Kieslowski o anche Ozpetek(La finestra di fronte),da uno spunto che potrebbe essere ottimo per un thriller viene fuori un film laconico,misterioso,immerso in una luce asettica dominato dalla indubbia presenza scenica della Bobulova che dà vita a un personaggio incapace di comunicare al mondo che la circonda i suoi sentimenti.Infatti parla poco e si affida al suo magnetico sguardo.Arriva al punto di concedere senza problemi il suo corpo piuttosto che farsi coinvolgere dal sentimento che prova verso l'oggetto del suo desiderio.Lei che ha cambiato le sue prospettive di vita per seguire questo (almeno all'inizio) sconosciuto osservato entomologicamente attraverso il vetro di una finestra quando si ritrova il campo libero da imbarazzanti ostacoli sceglie di fuggire,di ristabilire la distanza iniziale ancora una volta.Come nel film di Sautet il suo cuore sceglie programmaticamente di non amare.Ecco quindi che il titolo,La spettatrice,è quanto di più calzante possiamo immaginare:lo spettatore non prende parte a quello che sta osservando.Valeria vede disgregarsi davanti ai suoi occhi la relazione tra la matura Flavia(sua datrice di lavoro) e Massimo(l'oggetto del suo desiderio)per cui ha attrazione maniacale.Eppure non fa nulla per manifestare i propri sentimenti e sceglie di evitare qualcosa di più di uno sguardo o di un fugace abbraccio.Il film di Franchi segue gli incroci casuali del destino e li eleva a filosofia esistenziale assieme ai silenzi che riempiono con il loro fragore le scene più importanti del film.Non sono sentimenti urlati,ma sussurrati,gli sguardi dicono molto più delle parole....forse un giorno....
regia di buon impatto visivo
prova eccellente
non male
brava nella sua apparente austerità
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