Regia di Giovanni Fago vedi scheda film
Film che ha qualche merito, come una fotografia che ricrea i colori della pittura del protagonista, nonché l'inserimento dell'opera del pittore toscano nel clima controriformista (l'artista fa parte di un circolo in cui si coltivano le idee filoriformiste della corrente di pensiero facente capo al cardinale inglese Reginald Pole), cui dà forma con i propri dipinti, ma che ha anche il torto di banalizzare i fermenti di un periodo e di appiattire la figura e l'importanza dello stesso Pontormo. Quest'opera di banalizzazione, ovviamente involontaria, raggiunge il suo culmine nella sequenza del processo inquisitoriale, nel quale alla fine sembra che i banchieri fiamminghi abbiano condizionato i propri prestiti al papato all'assoluzione della lavorante Anna, luterana e amante del pittore, dall'accusa, sostenuta dall'inquisitore di Firenze, per omicidio e stregoneria.
Pur essendo un ammiratore dell'attore italoamericano Joe Mantegna - già interprete preferito di David Mamet - credo che si sarebbe dovuta privilegiare, fatta salva ogni esigenza produttiva, la scelta di un interprete italiano per il ruolo del protagonista.
Vorrei anche dire ai recensori di FilmTV che la vicenda non si svolge in Francia, ma a Firenze, presso la corte medicea.
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