Regia di Roland Emmerich vedi scheda film
Nella realtà George Bush junior si fa beffe del protocollo di Kyoto. Nella finzione, il vicepresidente americano è impermeabile agli scenari apocalittici paventati in occasione di una conferenza mondiale sullo stato dell'atmosfera terrestre dal climatologo Jack Hall (Quaid). Con conseguenze devastanti. A Tokyo piovono chicchi di grandine delle dimensioni di un limone. Los Angeles viene devastata dai tornado. In Scozia la temperatura di abbassa di dieci grandi al secondo. E New York, dove il figlio diciottenne del professor Hall (Gyllenhaal) sta facendo le olimpiadi di cultura, viene travolta e sommersa dal mare. Il ragazzo si rifugia in una biblioteca con un drappello di amici. Il padre si mette in marcia per salvarlo. Il film di Emmerich - non nuovo al genere catastrofico (Indipendence day e Godzilla erano girati in questa chiave) - fa "purtroppo" riferimento alle teorie contenuto nel libro The Coming Global Superstorm di Art Bell e Whitley Strieber (alla sceneggiatura ha collaborato Jeffrey Nachmanoff), nel quale viene presagito l'arrivo di una seconda era glaciale dovuta alla desalinizzazione degli oceani e alla conseguente fine del clima temperato. Le conseguenze sull'umanità immaginate dal film sono paradossali. Su tutte, l'inversione delle rotte migratorie, che fanno del terzo mondo le uniche terre vivibili. Pur ossequioso ai crismi del genere, ormai traducibili in termini della Morfologia della fiaba, The day after tomorrow ha una poderosa potenza evocativa nel mettere su pellicola gli scenari della catastrofe. Discutibile nella scelta del cast, il film di Emmerich non poteva dare di più sotto il profilo spettacolare. La chiave più idonea per invitarci a un'ulteriore riflessione sul tema della devastazione dell'ambiente. Consumiamo… consumiamo…
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