Regia di Francesco Laudadio vedi scheda film
Il ritorno alla regia dopo quasi dieci anni di Francesco Laudadio (fratello del direttore del Festival di Taormina) è una storia d’amore sullo sfondo di una delle imprese più vantate dal regime fascista: la costruzione di Sabaudia, trionfo dell’architettura razionalista, nelle Paludi Pontine. La “signora” del titolo è una contessa cresciuta negli Usa e sposa di un architetto in carriera, che lavora proprio a Sabaudia. Si innamora di un ingegnere e, sentendosi da questi trascurata, lo fa spiare da un detective. Ma in questo modo mette allo scoperto la sua attività antifascista. Il giovane viene arrestato, ma Sara non si arrende. La ricostruzione d’epoca non mostra grande scialo produttivo, e tutto il film è senza grandi momenti travolgenti. Anche se la musica smaccatamente morriconiana di Paolo Vivaldi è usata senza risparmio, inondando perfino le scene di sesso. Gli attori non sempre sono all’altezza: nemmeno la protagonista Sonia Aquino, che ricordiamo accanto ai Fichi d’India in Amici Ahrarara e soprattutto come affascinante quizzarola notturna su La7. Piacente e valorizzata dal guardaroba d’epoca, non ha però il mestiere per reggere un intero film. Il finale con i due amanti che si ricongiungono a Ventotene, poi, sembra involontariamente confermare le tesi berlusconiane sugli antifascisti mandati in “villeggiatura” dal regime.
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