Regia di Paolo Villaggio, Neri Parenti vedi scheda film
Terzo episodio della saga fantozziana, senza la Mazzamauro e con due novità di rilievo: Neri Parenti e Milena Vukotic. Inferiore ai precedenti, ma superiore ai successivi: Villaggio si conferma un acuto osservatore della società italiana e qui mostra una formidabile e ineguagliata galleria di antagonisti.
Al terzo episodio della saga fantozziana, il quasi esordiente Parenti avvicenda Salce alla direzione e si vede la differenza tra i due (la regia è meno curata e la grana si ingrossa), ma il materiale di partenza (i racconti pubblicati dalla Rizzoli) è buono, e conferma l’acutezza di Villaggio nell’osservare i rapporti sociali (soprattutto nella descrizione della vita aziendale) e l’evoluzione del costume (di rilievo il segmento sullo zapping convulsivo legato alla crescita delle emittenti private e alla diffusione della televisione a colori). Soprattutto, in questo film il suo personaggio interagisce con una formidabile e ineguagliata galleria di antagonisti (si va dalla ruspante volgarità di Cecco e Zio Antunello – impersonati da Abatantuono ed Ennio Antonelli, alla raffinata untuosità di Barambani, interpretato da Camillo Milli, passando per i nazistoidi Birkenmeier-Spadaccino e Cobram-Müller), mentre la collaudata sinergia con Reder e Anatrelli fa passare quasi inosservata l’assenza di Anna Mazzamauro. La novità più rilevante è sicuramente la sostituzione di Liù Bosisio con Milena Vukotic nel ruolo di Pina, che conferisce un alone malinconico alla dimessa consorte di Fantozzi.
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