Regia di Paolo Villaggio, Neri Parenti vedi scheda film
Terzo capitolo della saga di Fantozzi e il primo in cui Liù Bosisio viene sostituita da Milena Vukotic nei panni della moglie bruttina (ma neanche tanto, la Vukotic, in realtà, è bellina quando non si concia come una povera sfigata).
L'alchimia sul set tra lei e Paolo Villaggio si rivela ottima da questo momento in avanti, perciò niente rimpianti.
La trama si rivela ancora una volta più che altro un collage di situazioni tragicomiche che hanno per protagonista (o vittima?) Ugo Fantozzi, ma si è lontani dalla genialità del primo film. Satira sociale che va a scemare, risate vere strappate con il contagocce e ripetizioni infinite di determinate reazioni e comportamenti.
A mio parere, si salvano la scena delle flatulenze - che fa ridere di gusto - in cui viene incolpato ingiustamente Fantozzi (solito capro espiatorio anche in questo caso); la sequenza in cui il ragioniere cerca di perdere peso e non ci vede più dalla fame, a un certo punto, e ruba delle polpette (mitica, divertente e unica è soprattutto la sua mimica facciale, pari per comicità e goffaggine, quasi a quella del grande Totò) e infine, si rivela abbastanza esilarante il falso tradimento della consorte Pina con il nipote del fornaio sotto casa loro - interpretato da Abatantuono, che però, recita in modo monocorde come al suo solito.
Per provare al marito che ha una relazione con lui, colleziona pane a non finire (forte la scena in cui Fantozzi lo trova perfino nell'armadio!), ma alla fine l'uomo scopre la verità e si riconcilia con lei.
Il resto, però, è noia. Almeno per me. Si poteva fare di meglio. La sceneggiatura è un po' mediocre e anche la messa in scena, ma tutto sommato è una commedia guardabile.
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