La madre di Chang-guk scrive da anni al padre del ragazzo, un soldato di colore statunitense, senza ricevere risposta; la donna convive con un commerciante di carne di cane, che dà lavoro a Chang-guk nel suo mattatoio di fortuna. Jihum è figlio di un orgoglioso reduce della guerra di Corea, invalido in perenne attesa di un riconoscimento dal governo. Eunok, di cui Jihun è innamorato, è una studentessa cieca da un occhio che otterrà "aiuto" da un militare yankee...
Note
Nel suo film forse più lucido, Kim mostra un'umanità quasi bestiale, umiliata dalla guerra e dalle basi americane, capace di sfogarsi solo nella violenza (anche autolesionista).
Una delle vette della carriera di Kim.
Sgravato di studiatissimi simbolismi e superflue metafore tipici di altri presunti capolavori del regista.
Ruvidissimo e sporco, tratteggia mirabilmente la ferinità umana in un contesto in cui nessuno dei personaggi, nè i mal sopportati americani, nè i locali, si sente davvero a casa.
Molto bello, anche se non vedi l'ora che finisca perché capisci da subito che le cose andranno sempre peggio. La cosa particolare è che in tutta questa violenza e infelicità, Kim riesce a mettere un paio di tocchi umoristici!
"Address Unknown", terzo lavoro di Kim Ki-duk uscito nel nuovo millennio, è un film più lineare rispetto al predecessore. "Real fiction" fu un "esperimento", con un linguaggio visivo e narrativo fatto di alternanza nell'uso dei mezzi e delle riprese e un interessante sovrapposizione tra realtà e finzione. "Address Unknown", a contrario, si presenta, nella… leggi tutto
A scanso di equivoci, è sempre bene precisarlo, è tutto indirizzato sulla strada dell’eccesso il sesto film di Kim Ki-duk. Qui non siamo affatto dalle parti degli estetizzanti “Ferro 3” e l’”Arco”. Qui gli scoppi di esacerbato furore calato in una realtà tendente al rosso sono destinati a squarciare il silenzio a più riprese,… leggi tutto
"Address Unknown", terzo lavoro di Kim Ki-duk uscito nel nuovo millennio, è un film più lineare rispetto al predecessore. "Real fiction" fu un "esperimento", con un linguaggio visivo e narrativo fatto di alternanza nell'uso dei mezzi e delle riprese e un interessante sovrapposizione tra realtà e finzione. "Address Unknown", a contrario, si presenta, nella…
FLORENCE KOREA FILM FEST 2021-OMAGGIO A KIM KI-DUK
Pyeongtaek è una cittadina sudcoreana ove la vita degli abitanti si divide con quella dei giovani americani che fanni parte di un plotone di una base militare statunitense stanziata nelle vicinanze. La vita di tre giovani orfani di padre si intreccia tra i sussulti e le tragedie che piegano esistenze e vite già appese a fili…
Con riferimento alla playlist pubblicata da harendt, io trovo che fra i titoli che meriterebbero maggiore visibilità ce ne sono tanti che magari non hanno moltissimi voti ma che -proprio per questo-…
Ennesimo piccolo gioiello del grande regista coreano.intriso di crudo realismo e di una violenza inaudita,portata dalla vita stessa dei personaggi tutti al limite di una vita sbagliata,di rapporti sbagliati di dialoghi venati di intolleranza e ancora una volta (come in altri suoi film) una base militare vicina ai centri civili ,che diventa invasiva e troppo presente.da vedere.
La strada verso la scoperta del sentimento è lunga e tortuosa, passa attraverso i tornanti della guerra e della bestialità umana, non gode di rettilinei percorsi amorosi ma si confonde nel fango e nell'anonimato di case prive di indirizzi. Se possibile, Kim approfondisce e complica la sua visione dell'umanità, la rende più sfaccettata, creando un'incredibile varietà di caratteri che, come…
L' "indirizzo" di Kim Ki Duk è un segno d'abbandono,una dimenticanza da "usa e getta",che lascia il ricordo nel viso da "ibrido" di giovane addolorato.L'autore asiatico usa i colori tenui della provincia coreana,a ridosso di una base di marines americani.Colori pastello pregni di lacerazione umana e animale.Siamo negli anni 70,nell'oasi da strascico di guerra,Chang Kun è il figlio del…
A Pyongtaek, una piccola provincia della Corea del Sud dominata dalla presenza invasiva di una base militare americana, vivono tre ragazzi accomunati dai segni di una guerra mai troppo lontana per essere totalmente dimenticata. Chang-Guk (Yang Dong-Kun) è un orientale di pelle scura, nato dal rapporto della madre (Pang Eun-Jin) con un soldato afroamericano che non si è fatto…
Indirizzo sconosciuto sta a Soffio come un cespo d’erba selvatica sta ad un bouquet da sposa. Questo Kim ki-dik della prima ora, così duro, acerbo e crudo, parla il linguaggio aspro e cruento della brutalità nel descrivere un’umanità spezzata dallo scontro tra culture. Nella Corea del dopoguerra, a certe usanze barbare della popolazione locale si sovrappone…
La ragazza madre, sedotta e abbandonata, o magari peggio stuprata. La donna che cresce i suoi figli in solitudine. Con fatica, spesso con coraggio, a volte con rassegnazione. Ma quasi sempre con amore. Quante pellicole…
A mio questionabile avviso, sulla filmografia di Kim Ki-duk grava un gigantesco equivoco, quello del simbolismo. Nell'incapacità di leggere (e reggere) l'evidenza irrealistica delle sue immagini, il pubblico europeo…
Voto 6.5. Tutto è estremo, violento, drammatico nei personaggi di questo cupo film. Quale speranza è possibile nutrire nei rapporti umani? Tutti si dimenano e fanno davvero il meglio che possono. Ma tutto è destinato a risolversi per il peggio e ogni speranza risulta vana. Un po’ insistito, al punto di sembrare una rassegna di trovate narrative più che un vero intento drammatico.…
Questi sono alcuni dei film più belli che ho visto nel 2006....i primi che mi sono venuti in mente. Sette sono troppo pochi.....nel caso ne farò altre....
Lontano dall'estetica (per alcuni fine a se stessa e mirante a colpire lo spettatore) di "Primavera, estate...." o de "L'arco", il regista coreano ci consegna un film nudo e crudo intriso di violenza e disperazione, in cui le contraddizioni della sua amata Corea del Sud vengono messe sul piatto; è un piatto dal gusto amaro e disperato, tutto condito dalla mano sapiente di Kim Ki-duk, il quale…
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Commenti (3) vedi tutti
Una delle vette della carriera di Kim. Sgravato di studiatissimi simbolismi e superflue metafore tipici di altri presunti capolavori del regista. Ruvidissimo e sporco, tratteggia mirabilmente la ferinità umana in un contesto in cui nessuno dei personaggi, nè i mal sopportati americani, nè i locali, si sente davvero a casa.
commento di IlnickchenonceraUn gioiello poco visto del regista...da recuperare.
leggi la recensione completa di ezioMolto bello, anche se non vedi l'ora che finisca perché capisci da subito che le cose andranno sempre peggio. La cosa particolare è che in tutta questa violenza e infelicità, Kim riesce a mettere un paio di tocchi umoristici!
commento di Stepan