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Mademoiselle Fifi

Regia di Robert Wise vedi scheda film

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La recensione su Mademoiselle Fifi

di Baliverna
8 stelle

E' un piccolo film, ma ben fatto e interessante per i temi trattati. Mi chiedo se questi siano gli stessi del racconto di partenza di Maupassant, o se il regista li abbia inseriti di suo. In ogni caso il film cerca di riflettere sul problema della resistenza della popolazione e del singolo di fronte ad un'occupazione straniera, nel caso specifico quella dei prussiani sul suolo francese durante la guerra franco-prussiana (1870-71). In particolare ci si pone il problema fino a che punto bisogni resistere, magari solo con una resistenza passiva, e se si possano accettare dei compromessi.
Il caso della protagonista è piccolo ma emblematico, o forse addirittura paradigmatico: è giusto accettare un invito a una cena galante da parte di un ufficiale prussiano, specie se l'invito, incurante del gusto della signorina, è corredato da un ricatto? E' interessante come tutti i viaggiatori, trattenuti a causa del rifiuto di lei, spingano perché lei accetti ed essi possano quindi proseguire il viaggio. Dopo che lei ha accettato, con ripugnanza e solo per venire incontro a loro, questi in compenso la disprezzano, e pure lei se stessa. Non è poi così assurdo: chi calpesta la nostra dignità o chiede che noi la calpestiamo per fargli piacere non ci dà in cambio stima e gratitudine, ma appunto disprezzo, che in fondo è quello che meritiamo. Il messaggio del film sembra quindi essere che la resistenza (all'occupante, al male, al prepotente di turno...) ha il suo prezzo, ma va comunque praticata perché dà i suoi frutti. In questo senso, anche il rifiuto del prete di suonare la campana nel paese occupato dai prussiani è un atto solo apparentemente piccolo, che infatti dà a quelli un grande fastidio.
Tornando all'invito a cena, l'ufficiale dice apertamente di voler anche umiliare la ragazza, affinché disprezzi se stessa per aver accettato un ricatto: "ci importa poco di quello che pensate di noi, ma ci teniamo a quello che voi pensate di voi stessi". Cioè se con i compromessi e i cedimenti vi porteremo a perdere l'autostima sarete più facilmente dominabili. Non è un concetto buttato lì.
Robert Wise è uno che ha cominciato bene sin da giovane, e questo denso filmetto ne è una prova (assieme ad altri come "Il giardino delle streghe"). La svolta violenta del finale mi ha sorpreso un po' e forse è troppo brusca, ma essa non toglie alla pellicola i suoi meriti. Simone Simon, che nei suoi film horror è inquietante e scostante, qui è invece deliziosa. Bravi anche gli altri.

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