Regia di Luciano Salce vedi scheda film
Autentico fenomeno cinematografico, la saga del mediocre impiegatuccio (nella quale sono rintracciabili rimandi al travet francese) è ormai parte integrante degli italiani.
L’intento di Salce era quello di effettuare una satira feroce e impietosa del servilismo del lavoratore medio negli anni 70, ma Fantozzi ormai travalica quello che era il significato originale del film, in quanto ormai si pensa a lui come il personaggio sfortunato per antonomasia.
Molte scene (come quell’iniziale con Villaggio murato in bagno) sono ormai parte dell’immaginario collettivo, lo stesso dicasi di espressioni gergali come “spigato siberiano”, “se ne vadi”, “salivazione azzerata”, tali frasi, se associate all’esagerazione iperbolica e paradossale di alcune situazioni hanno influenzato il cinema italiano negli anni a venire, dando vita ad una serie di sequel (non sempre all’altezza) e ad una serie di apocrifi fantozziani solo nel titolo (fra i tanti comunque vale la pena di ricordare Sogni mostruosamente proibiti e Il professor Kranz, tedesco di Germania, quest’ultimo diretto dallo stesso Salce)
Apporto altrettanto valido lo danno le figure di contorno fra cui l’indimenticato Gigi Reder (Filini), Giuseppe Anatrelli (Calboni) di cui resta memorabile quel “Puccettone” completo di “doloroso ganascino” (frase del libro da cui è tratto) rivolto al povero ragioniere, Anna Mazzamauro (Sig. na Silvani, fiamma del ragioniere e, anche qui, si avverte un’aria paradossale, in quanto la donna non è proprio quello che si dice una donna affascinante) e Plinio Fernando (nella parte dell’orribile figlia di Fantozzi)
Beh il mio nickname viene da sto film
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