Regia di Luciano Salce vedi scheda film
Capolavoro della commedia all'italiana che ha inanellato moltissimi seguiti.
Anche se forse il top della serie, e delle potenzialità del personaggio, si raggiungeranno col secondo capitolo, le tragicomiche avventure del rag. Fantozzi hanno creato una "maschera" che racconta in maniera perfetta -seppure in chiave paradossale e satirica- l'Italia impiegatizia piccolo-borghese degli anni Settanta. In maniera analoga all'altra grande maschera italiana del dopoguerra, Don Camillo, che aveva raccontato una certa Italia contadina (quella della Bassa padana) degli anni Cinquanta.
La regia di Luciano Salce e la presenza, al fianco di Paolo Villaggio, di Liù Bosisio, perfetta nel ruolo della signora Pina (non altrettanto posso dire di Milena Vukotic, troppo bella e sensuale per la parte), garantiscono ai primi due episodi della serie quel qualcosa in più che ne fa dei capolavori.
In questo primo capitolo, tratto integralmente dai racconti già pubblicati da Paolo Villaggio, si segnalano:
- la celeberrima presa dell'autobus in corsa;
- la massacrante partita di calcio scapoli contro ammogliati;
- l'amarissima scena di Mariangela (l'orrenda figlia di Fantozzi, interpretata da Plinio Fernando) sbertucciata dai dirigenti della megaditta al ricevimento di Natale;
- il Capodanno "anticipato" dall'orchestra disonesta e la Bianchina del ragioniere distrutta;
- la partita di biliardo ("Questa è classe, coglionazzo!");
- la nuvoletta dell'impiegato e la visione mistica di Fantozzi, intrappolatosi con le lenze insieme a Filini sotto un sole a piombo;
- la partita di tennis nella nebbia ("Batti lei!")
- la clinica-prigione in cui i pazienti possono mangiare solo pagando cifre esorbitanti agli infermieri;
- la cena al ristorante giapponese, col pechinese della signorina Silvani servito in tavola per errore;
- la gita a Courmayeur, dove il perfido Calboni riesce a conquistare la Silvani, l'eterno miraggio amoroso del povero ragioniere (riuscirà peraltro a fare sesso con lei, cavandosela pure egregiamente, in Fantozzi in paradiso);
- e naturalmente, il colloquio col Megadirettore galattico, nel suo ufficio con poltrona in pelle umana e acquario dei dipendenti cui sarà destinato Fantozzi, che conclude degnamente il film ("Non mi vorrà dire che lei è -scusi il termine- COMUNISTA?" "Beh, proprio comunista no...", risponde mellifluo il Megadirettore).
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